L’ associazione si è dimostrata subito disponibile ad accogliermi e abbiamo avuto modo di pianificare assieme un percorso di due mesi, offrendo così al progetto un ulteriore supporto sanitario.
Con queste premesse sono dunque partito dall’ Italia ai primi di marzo senza grosse aspettative ma con tanta voglia di mettermi in gioco. Giunto a Beira e poi spostatomi a Caia, sto ora ambientandomi. Per ora una delle prima cose che ho capito è lavorare qui richiede un cambio di prospettiva. Siamo abituati, soprattutto in ambito sanitario, ad incasellare ogni processo, pianificare tutto al minimo dettaglio, stabilire algoritmi da seguire; è un metodo che funziona nel nostro contesto e con le disponibilità di risorse italiane. Tuttavia, mi sto rendendo conto che qui a Caia non è altrettanto applicabile. La scarsità di risorse sia in termini di farmaci disponibili che di professionisti della salute così come le avversità metereologiche che le Brigadas devono affrontare pongono sfide impegnative al raggiungimento degli obbiettivi di supporto sanitario: può capire infatti che alcune zone non possano essere raggiunte per mesi a causa delle piogge e anche qualora raggiungibili gli strumenti a disposizione sul campo siano ridotti.
Allo stesso modo, poi, anche l’ attività dei Cuidados è altrettanto impegnativa, soprattutto considerando il periodo di carestia che il Mozambico sta ora affrontando: è difficile incontrare infatti soluzioni efficaci per alleviare la condizione dei malati se questi hanno in partenza l’impossibilità di reperire cibo. Mi sto pian piano abituando ad un senso di impotenza che prima non avevo mai provato; tuttavia, sto imparando qui che anche in questi casi non bisogna abbattersi, bensì prendere atto di ciò che è possibile o non è possibile fare e agire affinché il risultato sia comunque il migliore realizzabile.
Caia, marzo 2025 – Michele Gasparotto

