Un evento tra CAM, UNITN e Mudar

Un evento tra CAM, UNITN e Mudar

Da oltre vent’anni la collaborazione tra CAM e l’Università di Trento rende possibili progetti, stage, tesi di laurea. Attualmente il progetto principale sviluppato in collaborazione è Mudar, che opera per la promozione di uno sviluppo urbano sostenibile a Beira. Per raccontare la ricchezza di questa relazione vi invitiamo all’evento:

Giovedì 5 dicembre alle 17.30
nell’aula R2 del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica (DICAM)
dell’Università di Trento (Via Mesiano 77)

Interverranno:
– Flavio Deflorian – Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Trento
– Giovanni Gardelli, Dirigente Generale PAT
– Giovanni Filippi, Presidente del CAM
– Guido Zolezzi, Cattedra Unesco DICAM e delegato del Rettore alla Cooperazione allo Sviluppo
– Corrado Diamantini, consiglio direttivo CAM
– Susanna Ottaviani, consiglio direttivo CAM e Dottoranda UNITN-DICAM
– Ada Castellucci, consiglio direttivo CAM e Dottoranda UNITN

L’iniziativa è aperta a tutti, seguirà un aperitivo.
Per maggiori informazioni contattate  info@trentinomozambico.org. 

Un documentario assieme al CAM

Un documentario assieme al CAM

Martedì 29 ottobre alle 15.45, nella sede del CAM in via dei Mille, proietteremo il documentario dedicato agli accordi di pace di Roma del 1992 “Mozambique paths of peace”.

L’iniziativa, aperta anche ai soci, è  organizzata in occasione del corso di lingua portoghese e cultura mozambicana. Seguirà una piccola merenda insieme.

Prenotazione obbligatoria scrivendo a info@trentinomozambico.org.
Chi avesse piacere di vedere io documentario ma non potesse unirsi ci contatti comunque!
Il Mozambico incontra il Trentino: due giorni di riflessione sul tema della pace

Il Mozambico incontra il Trentino: due giorni di riflessione sul tema della pace

Venerdì 4 e sabato 5 ottobre a Rovereto e a Pergine Valsugana CMI – Comunidade Moçambicana na Italia, Kariba, AMMI Associaçao da Mulher Moçambicana na Italia e l’ambasciata del Mozambico in Italia promuovono in Trentino due giorni di incontri e riflessione sul tema della pace, a commemorazione degli Accordi di Roma che il 4 ottobre 1992 misero fine alla lunga guerra civile in Mozambico.

Durante le due giornate avranno luogo numerosi interventi e seminari da parte di alcune personalità di spicco e associazioni, come Forum Trentino Per la pace e i Diritti Umani.

Venerdì 4 ottobre alle 10 la Cerimonia all Campana dei Caduti di Rovereto.
Uno sguardo al presente e al futuro, approfondendo la prospettiva di sviluppo sostenibile che si è presentata per il Mozambico grazie agli accordi di Pace. Ricollegandosi alla sostenibilità si parlerà poi dell’Agenda 2030 e su come si possono garantire a tutti gli stessi diritti e servizi. A mezzogiorno i 100 rintocchi simbolici della campana Maria Dolens ed un rinfresco per chiudere la mattina

Alle 15 a Pergine un incontro con le istituzioni e la comunità mozambicana al Centro Kairos di Pergine Valsugana.

Sabato 5 ottobre al Centro Kairos di Pergine Valsugana tutta una giornata di riflessioni, musica, cibo e danze. Incontri e dibattiti a partire dall’Agenda 2030, passando per il volontariato, dialoghi interreligiosi e per la promozione della pace. Le due giornate si chiuderanno con un ultimo momento culturale ed una riflessione sulla pace, seguiti infine da  una cena multietnica.

30 anni di pace in Mozambico – ricordi e riflessioni 2

30 anni di pace in Mozambico – ricordi e riflessioni 2

Ieri, 4 ottobre, ricorreva il trentesimo anniversario degli accordi di pace in Mozambico, firmati a Roma il 4 ottobre 1992. Ricordiamo l’anniversario con due testimonianze personali Giovanna Luisa e Gianpaolo Rama, due tra i fondatori del CAM, che hanno vissuto da vicino la svolta storica, in Mozambico.

Nell’ottobre 1992 vivevamo e lavoravo a Maputo. Ricordo la pena e l’ansia con la quale la popolazione agognava il raggiungimento di un accordo, dopo 16 anni di dilaniante conflitto, di stragi violente, di sanguinosa guerra fratricida, sostenuta e alimentata da forze straniere. Si seguivano le notizie che provenivano dalla Comunità di S. Egidio a Roma con apprensione e speranza. Nella guerra civile era capitato che il padre si trovasse casualmente da una parte dei contendenti e il figlio o il fratello dall’altra. Molte famiglie avevano perso dei loro congiunti, o non ne avevano più notizie da anni. Gli ultimi anni erano stati di grave siccità, i campi erano aridi o abbandonati per l’insicurezza, tutti gli animali selvaggi annientati, la fame e perfino la sete imperversava. Anche i soldati della Renamo, che perlopiù vivevano saccheggiando villaggi, non avevano più nulla da rubare. Ricordo di aver visto per la prima volta nella mia vita donne e bambini morire di fame e sete.

Nelle settimane antecedenti la firma giungevano dall’Italia vari comunicati contrastanti o meglio, altalenanti tra accordo fatto e accordo non ancora raggiunto, mentre in Mozambico focolai di conflitto armato proseguivano qui e là dimostrando una trattativa e una contesa ancora aperta.

Tale era il desiderio della pace, che allorché la televisione ha mostrato il presidente Joaquim Chissano e il capo della Renamo Alfonso Dlakama firmare, la popolazione ha esultato di autentica felicità e invaso le piazze. Era tale la speranza in un futuro migliore che improvvisamente perfino l’idea di nemico era andata sfumando e, pur senza una profonda azione di verità e giustizia, la popolazione riconciliata, anche nelle regioni dove la Renamo aveva le sue basi, reclutava i suoi soldati, e aveva acquisito un certo consenso.

Solo i combattenti, non ancora disarmati, avevano pretese e ambizioni che facevano intendere che il processo di pacificazione non sarebbe finito con la firma, ma avrebbe richiesto più tempo, prospettando nuovi scontri. Questi si sono effettivamente in seguito avuti ma fortunatamente in zone limitate e di breve durata.

 

Molte delle speranze, nate nel 1992 e poi nel 1994 con le prime Elezioni democratiche, di convivenza e prosperità per il popolo sono state deluse. Oggi il Mozambico ha un’economia di mercato, e, pur ricco di enormi risorse naturali – delle quali pochi si avvantaggiano- , vede un contrasto impressionante tra ricchi e poveri – la maggior parte della popolazione-, una corruzione dilagante, una guerra al nord del Paese, ove vi sono giacimenti di gas naturale, minerali e pietre preziose.

Lo stato fatica a sostenere le opere pubbliche necessarie, la sanità, la scuola, entrambe con seri problemi di qualità dei servizi offerti, solo in parte attenuati dallo sforzo della cooperazione internazionale”

Tale era il desiderio della pace, che allorché la televisione ha mostrato il presidente Joaquim Chissano e il capo della Renamo Alfonso Dlakama firmare, la popolazione ha esultato di autentica felicità e invaso le piazze.

Era tale la speranza in un futuro migliore che improvvisamente perfino l’idea di nemico era andata sfumando e, pur senza una profonda azione di verità e giustizia, la popolazione riconciliata.

La storia dell’accordo di pace – qui riassunta nell’apposita pagina di  Wikipedia – è raccontata estesamente, con interviste e testimonianze, nel documentario Mozambique Paths of Peace, del 2012, potete contattarci se desiderate una copia del DVD.

30 anni di pace in Mozambico – ricordi e riflessioni 1

30 anni di pace in Mozambico – ricordi e riflessioni 1

Oggi, 4 ottobre, ricorre il trentesimo anniversario degli accordi di pace in Mozambico, firmati a Roma il 4 ottobre 1992. Ricordiamo l’anniversario con due testimonianze personali Giovanna Luisa e Gianpaolo Rama, due tra i fondatori del CAM, che hanno vissuto da vicino la svolta storica, in Mozambico.

“Quando due elefanti lottano è l’erba che soffre”

(Proverbio africano)

1982: era la prima volta che ci trovavamo così lontani da casa, ospiti di un Paese da poco uscito da un conflitto che l’aveva portato, stremato, all’indipendenza dal colonialismo portoghese (1975). La ricostruzione veniva assunta dai vincitori, i mozambicani del partito del Frelimo, di ispirazione marxista, osteggiati ben presto dai mozambicani dalla Renamo, l’esercito filo occidentale di resistenza. Armati da potenze straniere, che aspiravano ad aumentare le reciproche zone di influenza, o almeno a mantenere quelle che già si erano conquistate, i due schieramenti combatterono una guerra fratricida che durò oltre 16 anni e si sarebbe conclusa il 4 ottobre 1992, con un Accordo di Pace siglato a Roma, presso la sede della Comunità di S. Egidio.

Restammo in Mozambico oltre due anni, accompagnando il declino a cui la guerra sottomise uomini, donne e bambini, lentamente privati di ogni diritto, pur essendosi liberati della schiavitù degli antichi coloni.

Il Cuamm, (Medici con l’Africa) aveva destinato Paolo al lavoro ospedaliero nel distretto che gravitava intorno a Luabo, in Zambezia. Terra di fiorente coltivazione della canna da zucchero in epoca coloniale, a quel tempo si avviava inesorabilmente alla decadenza.

Al nostro arrivo, nel 1982, nei negozi della cittadina, gestiti da mercanti indiani, erano ancora disponibili derrate alimentari, stoffe, oggetti di uso comune, distribuiti alla gente che accorreva grazie ad un passa parola e si accodava in lunghe file in attesa del proprio turno. Vi trovavano pesce, latte, legumi, zucchero, anche pane qualche volta. Poi sempre meno. All’asilo dove lavoravo i bambini venivano soprattutto perché avevano un pasto garantito, ma nei due anni della mia permanenza ho visto dapprima servire riso e fagioli o verdure, carne o pesce, una volta alla settimana almeno, poi tè con i biscotti, ed infine soltanto più tè.

A fine guerra, occorre ricostruire non solo l’ambiente devastato, non solo i servizi essenziali, occorre ricostruire se stessi, ritrovare qualcosa in cui credere, qualcuno con cui camminare

Nel 1984, lo spettro della fame si aggirava tra le case della popolazione. La città più vicina, dove trovare rifornimenti, era ad almeno 6 ore di auto, ma con il passare del tempo, non per colpa delle piogge, la strada divenne impraticabile. La strategia adottata dalla Renamo era quella di isolare i luoghi abitati. Lungo le strade di collegamento c’erano continui attacchi. Non si poterono più evacuare nemmeno i malati. L’unico aereo di collegamento serviva i mercanti e le loro merci. Trovare posto per un malato richiedeva instancabili negoziazioni, a volte discussioni accese.

Nel 1984 eravamo tornati a casa, in Italia, da due mesi, quando venimmo a sapere che la cittadina era stata invasa dalle truppe antigovernative. Un anno dopo le stesse truppe l’avevano messa a ferro e fuoco, distruggendola e rapendo chi non era riuscito a fuggire. Rapirono anche gli amici frati, cappuccini di Bari, missionari che tante volte ci avevano fatto sentire la differenza tra stare “per” e stare “con” la gente, in mezzo alla quale eravamo tutti andati a vivere.

Tornammo in Mozambico dieci anni dopo, nel 1992. Ci fermammo a Maputo. La nostra famiglia era cresciuta: eravamo in cinque e la guerra stava per finire. Restammo altri 6 anni. Non occorsero tutti per capire che le guerre finite, in realtà vedono finire i conflitti sulla carta, ma non nella realtà: a fine guerra, per molti anni ancora, chiunque può saltare su una mina inesplosa, esseri umani ed animali, che a volte sono l’unica ricchezza di una famiglia. A fine guerra, occorre ricostruire non solo l’ambiente devastato, non solo i servizi essenziali, occorre ricostruire se stessi, ritrovare qualcosa in cui credere, qualcuno con cui camminare.

Il Mozambico ha trovato tutto ciò? Non lo so: Indubbiamente una lunga pace ha permesso la ricostruzione dell’ambiente, una offerta più diffusa di servizi, una maggiore disponibilità di beni. Ma non ovunque, né per la maggioranza. La corruzione interna, alimentata dagli appetiti delle potenze occidentali, che guardano alle enormi ricchezze del Mozambico (gas naturale, oro, rubini, crostacei, terra, legno carbone,…), crea oggi malcontento e instabilità politica notevoli. Le carenze si vivono in ogni ambito sociale, soprattutto al nord del paese, dove prevalgono povertà ed insicurezza e dove l’assenza dello Stato a fianco della popolazione, permette il sorgere di conflitti da parte di gruppi non sempre identificati, violenti ed armati che minacciano la pace, faticosamente raggiunta, ma forse poco adeguatamente difesa e coltivata.

Giovanna Luisa – 4 ottobre 2022

La storia dell’accordo di pace – qui riassunta nell’apposita pagina di  Wikipedia – è raccontata estesamente, con interviste e testimonianze, nel documentario Mozambique Paths of Peace, del 2012, potete contattarci se desiderate una copia del DVD.