da admin | 18 Set 2020 | Attualità dal Mozambico, Emergenza Covid-19
Vi proponiamo di seguito un aggiornamento sul COVID-19 in Mozambico. Si tratta di un articolo che è stato redatto in lingua inglese da Joseph Hanlon* e pubblicato sulla Newsletter “MOZAMBIQUE News reports & clippings 501”. Noi lo abbiamo tradotto in italiano per voi.
Una crescita esponenziale del COVID-19 minaccerebbe i servizi sanitari
“Stiamo andando verso il collasso del nostro sistema di salute” ha avvertito la deputata della Direzione Nazionale della Salute Pubblica, Benigna Matsinhe, durante una conferenza stampa (14 settembre). Dopo un lento incremento, dal primo caso nel mese di marzo, le ultime due settimane hanno visto un salto. Afferma che gli ultimi quindici giorni hanno visto:
- +28% del totale dei numeri dei casi;
- il doppio delle ospedalizzazioni;
- +il 34% dell’incremento nel totale del numero dei morti.
C’è un reale incremento nelle infezioni, e non un mero riflesso dell’incremento del numero delle persone che si sottopongono al test, ha detto il direttore delle surveys dell’Istituto Nazionale della Salute, Sergio Chicumbe, alla conferenza stampa.
Più della metà dei nuovi casi e più della metà dei casi totali sono nell’area della capitale – nelle città di Maputo e Matola.
Il tasso dei casi in Mozambico è ancora basso, con 182 casi per milione di abitanti e 1 morto su un milione. Questo dato è comparato agli 11.000 casi e 261 morti per milione in Sud Africa, 6.400 e 184 per il Portogallo, 200.000 e 600 per gli Stati Uniti e il Brasile. Ma l’aumento consistente delle ultime due settimane ha causato seria preoccupazione.
“Dalle nostre analisi epidemiologiche, noi crediamo che non abbiamo ancora raggiunto il picco”, ha detto Chicumbe, aggiungendo che contenere il picco è essenziale per ridurre la pressione sui servizi di salute Mozambicani.
Matsinhe ha avvertito: “Possiamo essere sicuri che, a meno che non vi sia un radicale cambiamento nel comportamento di tutti noi, un investimento nella prevenzione e nell’eliminazione di tutti i fattori di rischio che contribuiscono alla diffusione della malattia, stiamo andando nella direzione di un collasso del nostro sistema di salute”.
*Joseph Hanlon è un giornalista, scienziato sociale e professore presso l’Open University, nel Regno Unito. E’ considerato il principale esperto di lingua inglese sul Mozambico, paese dove ha vissuto a lungo e rispetto al quale svolge attività di ricerca e informazione.
L’infografica tratta dal sito del Ministério da Saúde (MISAU) presenta un aggiornamento dei dati al 17 settembre 2020.
da admin | 24 Ago 2020 | Progetti in Mozambico
Molte famiglie trentine conoscono probabilmente il servizio della “Tagesmutter”. Per chi non la conoscesse, si tratta di una donna che si prende cura, a pagamento, di piccoli gruppi di bambini in età prescolare presso la propria dimora, con modalità e orari flessibili, facilitando in tal modo la vita di molte famiglie lavoratrici; si tratta di un servizio organizzato secondo precise linee guida ed in genere collegato a delle cooperative, che riuniscono le donne offrendo diversi servizi tra i quali la formazione.
Un ruolo simile esiste anche in Mozambico, in particolare nelle città, dove prende il nome portoghese di “Mãe Cuidadora” e anche qui è un punto di riferimento importante per diverse famiglie, considerando anche la carenza di servizi per la prima infanzia (scuole materne). Tuttavia, le mães lavorano in maniera informale e questo comporta dei rischi tanto per il loro lavoro quanto per i bambini e le loro famiglie. Per questo motivo, necessitano di una formalizzazione del loro ruolo, alla quale si è pensato nell’ambito del Progetto “EducaMoz – Per un’educazione prescolare inclusiva e di qualità anche a Caia” – promosso da Terre des Hommes Italia e con il supporto finanziario di AICS Cooperazione Italiana del 2018- da attuarsi in collaborazione con il Ministero degli Affari Sociali in Mozambico – MGCAS– e l’associazione trentina ” Tagesmutter il Sorriso“.
Il progetto ha previsto, per il primo anno, che si svolgesse un’attività di ricerca sul territorio nazionale Mozambicano tesa a conoscere approfonditamente il radicamento di questo servizio sul territorio ed in che modo il servizio formalizzato avrebbe potuto integrarsi con la cultura locale. La ricerca si è svolta in due fasi, durante le quali sono stati intervistati, tramite intervista semi-strutturata, rispettivamente 67 mães cuidadoras e 41 famiglie per tracciarne il profilo e approfondire, da un lato, la motivazione che spinge le mães a scegliere questo lavoro, e dall’altro lato, ad indagare le aspettative dei genitori.
Dalla ricostruzione dell’indagine è emerso che, generalmente le mães sono donne adulte (il 48% delle intervistate ha un’età compresa tra i 40-59 anni) e un basso tasso di scolarizzazione (solo il 34% delle intervistate ha completato la 5° o 6° classe). La ragione per cui svolgono quest’attività è l’auto-sostentamento economico. Il guadagno si aggira intorno ai 9-22 euro per bambino al mese, una somma che il 56% delle intervistate integra con il guadagno percepito da un ulteriore lavoro informale, che svolgono parallelamente all’attività della mãe.
Le famiglie intervistate risultano soddisfatte del servizio e sostengono che le mães cuidadoras rappresentano un servizio sicuro, in quanto i bambini sono affidati ad un adulto fidato, flessibile perché accolgono i bambini presso la propria dimora e non hanno degli orari rigidi e accessibile perché sono facilmente raggiungibili da casa. Inoltre, l’affidamento dei bambini alla mãe giova anche ai fratelli maggiori che, non dovendo prendersi cura dei fratelli minori durante le ore lavorative dei genitori, possono frequentare la scuola.
I servizi di base offerti sono l’alimentazione, l’igiene e la sicurezza del bambino; l’aspetto pedagogico rimane invece invisibile. Le mães sono infatti percepite e si percepiscono come bambinaie e non hanno alcuna pretesa educativa. D’altronde, il loro servizio nasce per far fronte alle necessità socio-economiche sia delle famiglie, che hanno bisogno di lasciare i propri figli in mani sicure mentre si trovano a lavoro, sia delle mães che provvedono autonomamente al proprio sostentamento.
Tuttavia, nella letteratura sullo sviluppo della prima infanzia si sostiene che, l’educazione informale alternativa a quella prescolare giochi un ruolo altrettanto importante nello sviluppo integrato del bambino e che, pertanto, non va sottovalutata l’influenza educativa esercitata da figure come le mães cuidadoras sui bambini in questi primi anni di vita.
Non avendo però riscontrato alcun elemento pedagogico nel fenomeno d’interesse, si è ritenuto opportuno posticipare il riconoscimento delle mães al terzo anno di progettualità e proseguire lo studio per la definizione di standard minimi di riferimento, prepedeutici al riconoscimento formale. A tal proposito, si è svolto un workshop al quale hanno partecipato 26 enti tra istituzioni e organizzazioni che si occupano dello sviluppo della prima infanzia, tra cui la sudafricana Early Care Foundation, MINEDH, SDGCAS Kamavota, UP, Instituto Mwana, IFPP, CARE, PATH, Zizile IDC, Wona Sanana, Childlife, che insieme hanno elaborato i seguenti standard minimi:
Tema |
Standard minimi |
Sicurezza, salute, igiene e nutrizione |
Ambiente sicuro, ovvero garantire la sicurezza dello spazio, attraverso:
· Un recinto intorno alla casa
· Oggetti pericolosi e taglienti fuori dalla portata dei bambini
· Fornelli, forno, braci e pentole calde fuori dalla portata dei bambini
· Pozzo, recipienti di acqua, latrine e fossa per i rifiuti sono correttamente tappate |
Ambiente igienico e sano, attraverso:
· Latrina tappata e disponibilità di acqua per l’igiene e la pulizia
· Esistenza di una fossa per i rifiuti fuori dalla portata dei bambini
· Tip-tap (rubinetto tradizionale) o rubinetto con sapone o cenere
· Animali (in caso ci siano galline, maiali, papere) sono chiusi in un recinto per garantire la pulizia del cortile della casa
· Non presenza di stagni nel cortile |
Alimentazione sana e nutritiva (in caso la mãe cuidadora è responsabile della preparazione del cibo):
· Esistenza di un menù quotidiano sano e nutritivo, con alimenti variati e equilibrati
· Bambini alimentati in accordo con l’età, sia per le quantità e tipi di alimenti
· Esistenza di un bidone di acqua bollita e trattata da bere
· Condizioni corrette per la conservazione degli alimenti. |
Attività pedagogiche |
Organizzare un ambiente stimolante per i bambini, che sia:
· Uno spazio per il gioco sicuro, pulito, arieggiato e con ombra se all’aperto
· Con materiali e giochi in buono stato, puliti, ben organizzati e accessibili
· La mãe cuidadora produce regolarmente nuovi giochi e materiali pedagogici
· Il bambino può sperimentare, tentare, sbagliare e tentare di nuovo
· Il bambino può giocare da solo ma anche comunicare e interagire con altri bambini |
Uso di una routine quotidiana che comprenda:
· Colazione, pranzo, merenda / attività libere / attività di gruppo / racconti di storie /giochi e danze / momento di riposo
· Le attività sono gestite in modo che permettano un buon apprendimento del bambino |
Questi principi sono stati in seguito testati nell’esperienza pilota svoltasi a partire dal gennaio del 2020 nella provincia di Maputo, per la quale è stata inoltre messo a disposizione un sistema di micro-fondi per l’acquisizione per generare forme di auto-impiego femminile ed aumentare i servizi di qualità prescolare. Il fondo è stato poi utilizzato per l’acquisizione dei kit durante l’esperienza pilota (kit di igiene, kit di pronto soccorso e kit di materiale pedagogico e con gli strumenti per l’autoproduzione di materiale).
Il processo di riconoscimento delle mães non è ancora concluso ma il CAM continua a sostenere Terre des Hommes nel portarlo avanti, perché crediamo fortemente che questo progetto possa contribuire a due obiettivi che ci stanno a cuore:
- garantire un potere sociale ed economico alle donne;
- consolidare l’idea che non solo la famiglia e gli asili sono responsabili dello sviluppo dell’infante, ma l’intera comunità.
da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 29 Mag 2020 | Attualità dal Mozambico, Emergenza Covid-19, Progetti in Mozambico
In questi mesi, mentre il virus Covid-19 si è esteso tra Asia, Europa e America con conseguenze pesantissime per le persone, i sistemi sanitari e quelli economici, nel continente africano la situazione sembra essere ancora – e fortunatamente – meno grave del temuto. Sicuramente non si può generalizzare: vi sono nazioni più colpite e altre meno colpite e vi sono misure più o meno restrittive (vedi l’analisi di Africarivista).
In Mozambico i casi accertati al 28 maggio sono 213, a fronte di 9036 test effettuati. Si è registrato un solo decesso, un bambino di 13 anni con pregressa patologia cronica (fonte MISAU). Sappiamo certo che i numeri sono molto relativi, soprattutto in contesti con limitatissime possibilità di accesso ai test clinici. Vero è che anche le fonti sanitarie “sul campo”, come i dottori di CUAMM Medici con l’Africa, testimoniano che per il momento non si verificano particolari aumenti di influenze o complicazioni respiratorie.
Il sito del Ministero offre informazioni aggiornate ed anche alcune piattaforme “avanzate”, come uno strumento digitale di autotest per il rischio di contaminazione da Coronavirus e una dashboard con tutti i dati ufficiali dei contagi.
Dal punto di vista delle limitazioni, oltre alla chiusura delle scuole continuano le misure di divieto di assembramenti e manifestazioni pubbliche, la chiusura dei bar e molti altri luoghi di aggregazione pubblica, limitazioni in entrata e uscita dal paese (al momento i voli internazionali sono sospesi e chi entra è soggetto a 2 settimane di quarantena). Il Presidente della Repubblica, nel suo ultimo discorso alla nazione il 28 maggio, ha esteso lo stato di emergenza fino al 30 giugno, ribadendo l’eccezionalità della situazione e facendo appello al senso civico della popolazione.
A Caia il nostro team del settore socio-sanitario continua l’impegno sul fronte dell’emergenza nella diffusione di informazioni e buone pratiche nelle comunità ed aiutando nei punti di controllo (ad esempio al ponte sul fiume Zambesi, confine con la Provincia di Zambesia) in stretto contatto con la Direzione Distrettuale di Salute. Gli educatori delle escolinhas, per far fronte alla chiusura degli asili, anche questo mese hanno distribuito un paniere di alimenti base alle famiglie per sostenere quei bambini che presentano segni di malnutrizione.
Attualmente rimangono a Beira due operatori italiani, il rappresentante paese e responsabile del progetto Limpamoz Paolo Ghisu e il tecnico di progetto Limpamoz promosso con ProgettoMondoMlal Dario Guirreri.
“Nonostante il rapido aumento dei casi nelle ultime settimane, le cose vanno meglio del previsto, almeno per ora”, afferma Paolo Ghisu. Le prossime settimane saranno cruciali. Preoccupano invece le ripercussioni economiche, qualora lo stato di emergenza continui ancora a lungo, in mancanza di uno stato sociale che possa venire in contro per dare appoggio alla popolazione.
Ci auguriamo tutti che il Mozambico, che negli ultimi anni ha affrontato epidemie di colera, devastanti cicloni tropicali, violente rivendicazioni politiche, possa essere risparmiato dagli effetti più dolorosi di un largo contagio del nuovo coronavirus, certo è che abbiamo di fronte ancora lunghi mesi di incertezza sull’evolversi della pandemia.
Nella pagina dedicata all’emergenza Covid-19 in Mozambico puoi trovare tutte le info sul lavoro del CAM in Mozambico durante l’emergenza, notizie aggiornate dal Paese, spunti di riflessione e come sostenerci.
da admin | 15 Nov 2018 | Attività in Trentino
Martedì 13 Novembre 2018 il CAM ha preso parte ad una visita speciale. Infatti, insieme a Mlal, abbiamo accompagnato un gruppo di dirigenti mozambicani in una giornata incentrata sull’educazione e sul mondo agrario: il Mozambico ha incontrato la Fondazione Edmund Mach a San Michele!
La delegazione era composta dal Direttore Generale della Direzione Nazionale di Educazione Tecnica, dalla Direttrice Provinciale di Maputo del Ministero di Scienze e Tecnologia, Educazione superiore e Tecnico Professionale e dai Direttori di due Istituti Agrari. Il gruppo si trova in Italia per approfondire il tema dell’istruzione agraria e tecnica, nonchè per visitare personalmente gli esempi virtuosi presenti nel nord del paese. Per questo la visita alla Fondazione è stata una tappa immancabile del viaggio.
Dopo essere stati accolti da Ivano Artuso, responsabile del Dipartimento di Supporo alla Didattica e all’Orientamento (oltre che volontario nell’ultima missione del CAM! leggi di più), la giornata è iniziata. Innanzi tutto abbiamo visitato l’Istituto: l’Aula Magna, la biblioteca, le classi, i laboratori in cui gli studenti mettono in pratica gli insegnamenti e le zone dedicate all’esposizione dei ricordi appartenenti al passato della scuola. In seguito abbiamo incontrato Silvia Silvestri, Responsabile dell’Unità Risorse Ambientali Energetiche e Zootecniche, anche lei membro dell’ultima missione del CAM (leggi di più), che ci ha parlato del suo lavoro all’interno della Fondazione. Infine la delegazione si è spostana nella zona storica, dove ha avuto l’occasione di visitare le cantine dell’Istituto, da sempre specializzato nella viticultura.
Dopo un pranzo tutti insieme, la delegazione è venuta a trovarci alla sede del Consorzio, dove abbiamo presentato il nostro lavoro un Mozambico.
da admin | 29 Mar 2018 | Progetti in Mozambico
Il Presidente del CAM Paolo Rosatti e il responsabile del settore tecnico ambientale CAM Isacco Rama sono in questi giorni in visita in Mozambico, a Maputo, Caia e Beira, per il monitoraggio dei progetti e per la realizzazione di incontri istituzionali e con i partner.
Tra gli incontri più significativi a Maputo quelli con la Ministra dell’Amministrazione Statale Carmelita Namashulua e quello con la Viceministra degli Esteri Maria Manuela Lucas, già ambasciatrice del Mozambico in Italia, momenti importanti per il rafforzamento della relazione tra la Provincia Autonoma di Trento e il Mozambico, relazione per la quale il CAM ha sempre svolto un importante ruolo di facilitazione, riaffermato nel programma di attività 2018.