CITTA’ DI BEIRA
Maria ha 28 anni e fino a qualche mese fa viveva serena con suo marito Felipe, che lavorava la terra e coltivava ortaggi. Si guadagnava un po’ di denaro rivendendo pomodori e insalata al mercato locale. Avevano avuto da poco il loro primo figlio, João, che aveva preso il nome del nonno paterno. Da qualche tempo Felipe era più stanco e il lavoro gli costava maggiore fatica. Aveva spesso una tosse insistente, ma non voleva darsi per ammalato e rifiutava la richiesta di Maria di farsi visitare all’ospedale.
Le condizioni di Felipe non avevano offuscato l’allegria per una felice notizia: Maria aspettava il loro secondo figlio, vissuto come una felicità ed una benedizione per la famiglia! Il peggioramento di Felipe, però era preoccupante e non si poteva più trascurare nonostante la poca disponibilità di Felipe di farsi curare.
Venne il giorno in cui Felipe, particolarmente confuso, era agitato, respirava rapidamente e con difficoltà. Con l’aiuto dei vicini di casa, venne trasferito in ospedale e solo pochi giorni di delirio bastarono per lasciare Maria sola con il piccolo João. Maria, ora ancora più povera, avrebbe dovuto tirare avanti con le sue sole forze. Per i suoi bambini voleva star bene, e faceva regolarmente i controlli dall’ostetrica del dispensario.
Allo scadere dei sei mesi di gravidanza, una nuova brutta notizia, difficile da accettare: Maria era stata infettata com il virus HIV. L’ostetrica ed una signora gentile dell’ospedale cercavano di consolarla, e per darle speranza congliavano delle cure con farmaci.
Maria, disperata, si chiedeva perchè la mala sorte la perseguitasse tanto. Consultato un guaritore tradizionale, questi la sottopose ad una cerimonia purificatrice, ma nello stesso tempo la indusse a tornare all’ospedale e seguire la cura che i medici le avrebbero dato.
All’ospedale Maria iniziò una cura con più medicine al giorno, ed accettò di controllare anche João per essere sicura che non fosse malato: purtroppo anche lui risultò infettato dal virus e fu necessario prendere provvedimenti. João stava bene e non capiva perchè la mamma dovesse dargli le medicine, ma accettò di prenderle e di farsi curare. Maria accusava pruriti e debolezza, non era più in grado di vendere prodotti al mercato e a volte non sapeva cosa dar da mangiare al figlio.
Arrivato il giorno del parto nacque Antònio, piccolo ma sano ed affamato!
CITTADINA DI CAIA (2018)
A Beira, città dove Maria viveva, c’è tanta gente e molti poveri. Maria, che sapeva di avere una zia a Caia, pochi mesi fa decise di raccogliere i suoi pochi averi ed i suoi due figli e prendere lo “chapa” (vecchio pullmino) in direzione di Caia e della casa della zia. Ma la zia è anziana, povera e di salute precaria e il marito non accetta di condividere la propria casa, ancor meno con persone malate. Così Maria e i suoi figli si rifugiano in una piccola casa di fortuna, fatta di paglia, dove, se piove forte, il tetto non ripara a sufficienza la piccola stanza. Riceve un po’ di farina di mais dai vicini di casa e sopravvive.
INTERVENTO DELL’ ASSOCIAZIONE MBATICOYANE
La situazione di Maria, che entra in contatto con l’ospedale, viene segnalata dall’ospedale ad Elias, il responsabile dell’Associazione Mbaticoyane. Elias e l’Associazione di cui é presidente, da 15 anni svolge a Caia un lavoro sanitario e sociale, collaborando con l’ospedale locale nella cura dei malati non ospedalizzati presenti sul territorio, per assicurare loro la continuità delle cure croniche, tra cui la tubercolosi e l’AIDS. L’Associazione garantisce anche il trasporto dei malati dai villaggi distanti verso l’ospedale con l’utilizzo della bici-ambulanza ed interviene con azioni di soccorso in situazioni di disagio sociale: vedovanza, presenza di orfani, calamità. L’associazione Mbaticoyane é sostenuta, dal suo nascere, dal Consorzio Associazioni con il Mozambico (CAM) di Trento.
VISITA A MARIA NELL’AMBITO DELLA SUPERVISIONE DEL CAM
Da quel momento, Elias e due volontari dell’Associazione visitano regolarmente Maria e i suoi due bambini, offrendole vicinanza e consolazione, ed assicurandosi che prendano le medicine per l’infezione. La visita odierna (6 novembre 2018) mi viene proposta da Elias e rientra nel calendario delle visite della giornata, così vengo a conoscenza della sua storia e delle sue necessità. Maria è triste e depressa. Da qualche giorno ha smesso anche di dare le medicine a João e prende irregolarmente le proprie.
Il dialogo tra Elias e Maria è lungo e a tratti anche João è coinvolto. Ci si preoccupa della cura, ma anche di garantire a Maria e ai suoi bambini un’alimentazione sufficiente, almeno integrando la farina con fagioli, frutta e verdura. Si progetta di costruirle una casa propria di paglia e fango, ma più dignitosa di quella attuale, provvisoria, misera e per la quale si deve pagare un piccolo affitto. Alla fine della visita Maria appare più serena, accetta di proseguire regolarmente con la cura e sembra avere ritrovato fiducia in se stessa e nelle persone dell’Associazione, che tentano di darle una mano, con i mezzi di cui dispongono. Accetta di partecipare ad un gruppo di auto-mutuo aiuto di madri sieropositive, creato dalla Mbaticoiane per testimoniare pubblicamente l’importanza del trattamento e combattere la stigmatizzazione delle persone con infezione.