Beira torna a vivere – seconda parte

Beira torna a vivere – seconda parte

7 Aprile 2019 (continuazione)

La gran parte delle scuole hanno avuto danni a causa del ciclone. Molte hanno avuto parte del tetto scoperchiato, banchi e lavagne rovinati, documenti e libri distrutti. Da una settimana, per decisione delle autorità, gli alunni sono comunque rientrati e le lezioni riprese, talora all’aperto, confidando nel bel tempo ma pronti ad affrontare la pioggia. Nei giorni scorsi ho visto lezioni all’aperto e classi che raggruppavano 110 alunni stipati, fino a quattro per banco!
Si conferma così la caparbietà e fiducia del popolo mozambicano che, abituato a soffrire, non si ferma davanti alle disgrazie o avversità, convive con le difficoltà escogitando a volte soluzioni creative spesso con mezzi semplici, per noi impensabili.
Perdipiù, una quindicina di scuole sono state l’alloggio provvisorio di migliaia di sfollati dei quartieri periferici di Beira, che avevano visto scomparire con il ciclone le loro precarie abitazioni.
Una di queste, ad esempio, (Matadoro), è arrivata ad accogliere per un mese 4.000 sfollati in 18 sale di aula. E’ facile immaginare in quali condizioni di sussistenza ed igieniche siano potuti sopravvivere per settimane! La Direzione Provinciale dell’Educazione ci ha chiesto di provvedere ad una profonda disinfezione delle sale ed allo svuotamento delle fosse settiche, ormai piene a causa delle pioggie e del sovraffollamento. Intervento indispensabile, anche tenuto conto dell’epidemia di colera che ha infettato migliaia di residenti nell’ultimo mese.
Approfitto del giorno festivo per visitare alcuni quartieri della città. Mi fermo a fotografare una scuola danneggiata: la Escola Primaria Completa 1° de Junho, che ha avuto buona parte del tetto scoperto e ingenti danni alla struttura. Jemusse, anziano bidello della stessa, trasferitovi i suoi pochi effetti personali, vi ha comunque ricavato la sua misera residenza e ne svolge con fierezza il ruolo di custode. Incarnando dignitosamente il proprio ruolo, mi apre il cancello ed accompagna a vedere i danni subiti dalla sua scuola. Mi incita a inerpicarmi su un traliccio sgangherato e pericolante, dove lui nonostante gli anni agilmente sale, per valutare dall’alto le conseguenze della furia devestatrice del ciclone.
Nel nostro breve dialogo, mi informa di essere originario di Inhassunge, penisola a sud di Quelimane che ben conosco. Quando gli elenco i missionari che vi hanno svolto anni di lavoro, e le varie località dell’isola, Jemusse mi abbraccia, mi chiama sua famiglia e non riesce a trattenere le lacrime..
Anche di queste esperienze ti offre il Mozambico, dove la gente è estremamente socievole e comunicativa.
Proseguendo la mia visita, passo a fianco del famoso “Grand Hotel Beira”, che ricorda il lusso e la bellezza di Beira negli ultimi anni di colonialismo; pur essendo ridotto a poco più di un rudere ospita più di mille abitanti. Un imponente albero è stato abbattuto e sradicato dal ciclone, come avvenuto per buon parte della vegetazione della città. Alcuni bambini hanno prontamente approfittato dei rami inferiori per appenderci le corde dell’altalena. Ovunque nella città vi è grande quantità di tronchi e rami abbattuti, così in ogni strada vi sono adulti che tagliano con l’accetta tronchi più grandi, donne e bambini che ammucchiano i rami minori: almeno per qualche tempo si potrà risparmiare sull’acquisto del carbone, usato quotidianamente per cucinare e scaldare l’acqua!
Attraverso il quartiere informale Praia Nova, tra l’antico centro città e l’oceano, fatto di abitazioni precarie, baracche, e commercio informale. E’ stato il primo ad essere spazzato via dal ciclone, ed ora è diventato un ammasso di pali, resti di lamiere, macerie ed immondizia. Ciononostante, al bordo strada hanno ripreso a vendere cibarie i banchetti ambulanti improvvisati, approntati dai piccoli commercianti, a volte bambini, che vivono dello scarso introito quotidiano.
Passo attraverso la zona del porto, dove resistono antichi palazzi coloniali e magazzini, anch’essi scoperchiati e tristemente danneggiati. Sarà ingente l’impegno per riparare gli innumerevoli edifici semi distrutti.
Nella zona industriale, incuneati tra fabbriche e magazzini, spuntano abitazioni e rari scalcinati alberghi e ristoranti. Sufficienti per dare vita a piccoli nucleo abitativi dove i bambini piccoli si divertono sollevando cartoni abbandonati e rifiuti, e le bimbe si caricano sul dorso i fratellini più piccoli. Donne ed uomini danzano forsennatamente in strada, inebriati dall’alcol e dalla voglia di dimenticare dolori e difficoltà. Tutti sorridono, gesticolano, e manifestano la loro forza comunicativa.
Nei popolosi quartieri occidentali molte case sono scoperchiate e senza infissi, e l’acqua non si è ancora ritirata, costituendo un pabulum ideale per la trasmissione di malaria, colera e parassitosi.
Molti loro abitanti sono sfollati nei molti campi profughi allestiti: una decina a Beira e 27 nella Provincia.

Gianpaolo Galileo Rama

Anche il TGR parla di Mozambico

Anche il TGR parla di Mozambico

Nelle ultime settimane il Mozambico si trova al centro dell’attenzione mediatica a causa di Idai. Anche in Trentino questa tematica sta suscitando l’interesse dei cittadini, dei giornali e delle televisioni locali. Martedì 16 Paolo Rosatti e Isacco Rama sono stati ospiti del programma di Rai3 Buongiorno Regione, dove hanno parlato degli interventi del CAM a Beira.
Ad oggi il CAM continua ad affiancare i partner locali, tra cui il Conselho Municipal da Beira per far fronte all’emergenza. Grazie anche al supporto delle donazioni ricevute tramite la campagna di crowdfunding, vengono fornite attrezzature e pasti ai volontari che lavorano quotidianamente per ripristinare la città ed aiutare la popolazione. Il CAM sta inoltre lavorando per ripristinare il sistema di raccolta dei Rifiuti Sanitari a Beira e per migliorare le condizioni igieniche nei campi dei rifugiati a Beira e combattere l’insorgere di epidemie a Caia.
L’associazione sta inoltre lavorando in questi giorni con la Protezione Civile Europea (EU Civil Protection and Humanitarian Aid – ECHO) per una valutazione dei danni nei distretti di Marromeu e Chinde.

L’intervista di Paolo R. e Isacco R. è stata poi riproposta nel corso del Telegiornale Regionale. Ai seguenti link è possibile rivedere la versione integrale ( https://bit.ly/2V9YRL7 ) e quella proposta nel corso del TGR ( https://bit.ly/2IrTO2u ).

Ricordiamo che è ancora attiva la campagna di raccolta fondi, è possibile donare a questo link.

Beira torna a vivere

Beira torna a vivere

07 Aprile 2019

E’ passata una settimana dal mio arrivo, più di tre dal ciclone.
Ma mi dà l’impressione che per i Beirensi siano passati anni dalla catastrofe!  Questa Paese non finisce mai di sorprendere: stasera viaggiando per la città mi pareva che tutti, grandi e piccini, fossero in strada, nelle piazze, sul lungomare. Quasi a significare che le nostre case diroccate ed i pochi averi dispersi non ci impediscono di VIVERE e, ciò che più conta, socializzare, ballare, amare, scherzare. I giochi dei pochi scalcinati parchi – che in Europa avrebbero da tempo costituito cumuli di ferro vecchio- sono assaltati da frotte di bambini, che però riescono a divertirsi anche ruzzolando su un mucchio di cartoni maceri o spingendo un improbabile sfera fatta di pezzi di plastica legati assieme, calciata come fosse un regolamentare pallone da calcio.
Non ho grande esperienza di diversi Paesi, ma in quelli che ho visitato non è abitudine, come succede in Mozambico, che ci si saluti non solo incrociando per strada chi non si conosce, ma perfino quando si sta viaggiando in auto. In Mozambico oggi si festeggia la festa della donna mozambicana e tutti erano a chiaccherare, ballare, bere, gridare, ridere per strada. Molte signore indossavano eleganti capulane e vistosi copricapo.
Oggi assistiamo ad una catarsi generale. E le birre scorrono a casse. Mi racconta Matteo del Cuamm: “Buzi è devastata, l’ospedale distrutto, la piena ha cancellato villaggi e intere comunità, ma chi è rimasto non si lamenta, dice: siamo sopravvissuti, ce la faremo.” Il Cuamm ha portato medicinali e viveri all’ospedale, a significare la vicinanza, e la fraternità che ci legano.
Oggi dopo il lavoro ho girato in auto alcuni quartieri cittadini. La zona più “signorile” della città, vicino al mare, Ponta Gea, confina con quella che era una baraccopoli: nel quartiere “bello”, si alternano case nuove con i tetti danneggiati ad altre più antiche, coloniali, che ora assomigliano più a ruderi che a case, lasciando però intravedere l’antico splendore. Comunque anch’esse onorate dall’insediamento di persone che vi trovano un misero albergo. La fortuna – si fa per dire- è che da tre settimane ha fatto solo qualche transitoria pioggerellina.
Ma anche un accumulo di lamiere in un deposito di ferrovecchio diventa la casa di qualcuno! Un vecchio dignitoso signore unisce la necessità di un alloggio al lavoro di guardiano della Scuola Primaria Competa 1° de Junho, alla quale il ciclone ha spazzato via metà della copertura. Non esita, quale padrone di casa, a farmi entrare per mostrarmi mestamente i danni subiti e lasciarmi fare alcune fotografie. E’ originario di Inhassunge, a sud di Quelimane, da dove la malattia gialla delle palme da cocco ha fatto emigrare metà della popolazione, privata della principale fonte di sussistenza. Quando gli racconto di conoscere la zona, i suoi villaggi, ed i missionari che vi hanno operato, scoppia a piangere, mi stringe le mani, e mi definisce suo famigliare. Non vorrebbe più lasciarmi andare.
La “baraccopoli” è stata praticamente spazzata via: mi auguro che durante il ciclone le persone vi siano fuggite prima di soccombere. Ma la caparbietà e lo spirito di iniziativa dei mozambicani la fanno rivivere e riprende il piccolo commercio ed il baratto. Nessuno sa come facciano a guadagnarci rivendendo di tutto, ben sistemato in regolari piccoli mucchietti: carbone, arance, banane, verdure, fagioli, arachidi, chiodi, ecc. Per certi articoli trovi anche uomini a vendere, specie nel mercato più o meno formale, ma ai bordi delle strade e a vendere alimenti sono le donne ed i bambini. E se compri ti ringraziano.
Antichi edifici pubblici coloniali sono senza tetto e rovinati. Dalle grate di quello che doveva essere un elegante bar-ristorante si intravvedono gli azulejos azzurri tra detriti e mobili rotti.
La gran parte dei magazzini della zona “industriale”, dopo il porto, ha il tetto parzialmente o completamente volato via; oltre ai proprietari, mi chiedo cosa pensino o vivano i numerosi guardiani in alcuni casi seduti davanti a delle macerie.
I popolari quartieri occidentali della città dopo aver subito particolarmente le conseguenze del ciclone, sono ora colpiti dall’epidemia di colera, che ha infettato migliaia di persone e fatto decine di morti. Non sorprende, date le pessime condizioni di igiene ambientale, aprovvigionamento idrico, e assenza di latrine che li caratterizza. Alcune zono sono ancora allagate, con grande rischio per la salute pubblica.
Stiamo lavorando per ridare l’acqua corrente pulita almeno all’ospedale di Chingussura, uno dei foci principali dell’epidemia. Il Municipio non è ancora riuscito ad aprire le strade di alcuni quartieri periferici, e per farlo ci chiederanno di proseguire l’importante aiuto che il CAM ha dato fin dal giorno successivo al ciclone.
L’altro ieri Federico e Cassamo (i collaboratori del CAM) hanno visitato alcuni accampamenti di sfollati per pianificare il nostro intervento di raccolta dei rifiuti e probabilmente anche delle acque nere. Compiti snobbati dai più quanto necessari.

Gianpaolo Galileo Rama

Ricordiamo che è ancora attiva la campagna di raccolta fondi, è possibile donare a questo link.

Idai, un “film dell’orrore”

Idai, un “film dell’orrore”

Un altro estratto della testimonianza del volontario Gianpaolo Galileo Rama, che riporta anche alcune riflessioni del collaboratore del CAM Hélder Dos Santos.

1 Aprile 2019

Ad inizio mattinata abbiamo avuto un incontro com la nostra equipe mozambicana. Ho portato il saluto del CDA e l’apprezzamento per l’egregio coinvolgimento e lavoro profuso nelle due settimane scorse dopo la tragedia del ciclone, del quale siamo stati puntualmente informati. Helder mi ha brevemente raccontato le attività realizzate e quelle in fase di valutazione e studio: fin dal giorno successivo al ciclone, quando tutta la città era un cumulo di tronchi, rami e macerie, sotto la guida del Sindaco -Daviz Simango-, e del Consiglio Municipale, sono state organizzate equipe di volontari per pulire innanzitutto le strade e soccorrere i molti cittadini rimasti senza casa o senza tetto. Il CAM fin dal primo giorno ha sostenuto il Municipio con attrezzi da lavoro e sostenendo l’alimentazione dei volontari. Moltissime imprese locali hanno messo gratuitamente a disposizione del Municipio i loro mezzi di trasporto, pale e scavatori, e motoristi.

Sono stato informato che il sistema di raccolta dei rifiuti solidi sia comuni della città che sopratutto sanitari dei numerosi Centros de Saùde è in grande difficoltà, sia per la enorme quantità di fogliame, tronchi e macerie che hanno invaso la città, sia per il crollo del camino dell’unico inceneritore di rifiuti speciali ospedalieri. Per questi ultimi ne derivano due necessità: avere dei contenitori per stoccare provvisoriamente il materiale infetto e riparare l’inceneritore. Nei prossimi giorni il CAM si preoccuperà di tali attività.

Ora che l’epidemia di colera è scoppiata (circa 1.000 persone finora colpite a Beira), anche la raccolta dei rifiuti ospedalieri è diventata un’emergenza. Da tempo il CAM sta collaborando con il Centro de Saùde di Chingussura (ospedale che serve più di 70.000 abitanti), nella differenziazione e raccolta dei rifiuti. Tale ospedale è stato fortemente danneggiato dal ciclone. Sopratutto la copertura in zinco è stata spazzata via e il sistema di approvvigionamento idrico del C.S. danneggiato: un serbatorio di acqua collocato su una struttura metallica crollato a terra, la canalizzazione compromessa. Vi è un donatore trentino disponibile a sostenere le attività di emergenza del CAM, e ci si sta orientando a farsi carico della riabilitazione del sistema. Il C.S. ha grande movimento di pazienti; ad esempio, mensilmente vengono assistiti più di 400 parti. Il quartiere, assieme a Munhava e Macurungo è uno dei tre foci di epidemia di colera nelle ultime settimane.

La sede CAM è fortemente danneggiata: vi è una parte del tetto scoperchiato, e quasi tutti i vetri rotti e i serramenti divelti. Non sappiamo se ci conviene contrattare le riparazioni con la proprietaria o cercare un’altra sede. Neide, la nostra contabilista e logista, ci ha informato degli incontri avuti con la proprietaria, che non ha risorse economiche per sostenere il costo delle riparazioni, e dei risultati di un preventivo sommario di spesa per le eventuali riparazioni. Nel frattempo Neide sta cercando altri appartamenti in città da prendere in considerazione. Non potendo rimanere senza un ufficio a lungo, nei prossimi giorni decideremo come procedere. Per dormire stiamo per ora sfruttando l’ospitalità di associazioni e persone amiche.

Dopo l’incontro di equipe, siamo stati sollecitati ad una riunione con il Presidente del Consiglio Comunale. Dopo la mia presentazione, ci ha illustrato le principali azioni che il municipio sta attuando dopo il ciclone, ha lodato la prontezza e generosità della collaborazione del CAM in questa fase critica, ed ha espresso un’ulteriore richiesta di aiuto per la potabilizzazione dell’acqua di alcuni fori artesiani che lo stesso Municipio ha recentemente scavato in vari quartieri della città.

L’approvvigionamento di acqua pulita alla popolazione è peraltro cruciale in corso di epidemia di colera. Ho promesso di interessare di tale necessità il Cluster Group Wash gestito dall’UNICEF (del quale il CAM è membro) che si riunisce giornalmente in aeroporto, e di cercare/sensibilizzare altri partners specializzati in tale ambito.

In seguito Helder mi ha accompagnato a visitare l’edificio sede di Servizi Comunali, gravemente danneggiato dal ciclone, nel quale anche il CAM aveva un proprio piccolo ufficio, ed in C.S. di Chingussura. Nel pomeriggio ho partecipato al Cluster Wash del coordinamento internazionale dell’emergenza.

Vedere lunghe file di antichi alberi di acacia che, anziché lussureggianti e vestiti di rosso come ci avevano abituati, si presentano come arbusti pelati e senza foglie, mette davvero tristezza ed angoscia per quello che la natura può fare e disfare.

La gran parte delle case ha il tetto scoperchiato, alberi spezzati nel cortile, recinzioni danneggiate; alcune strutture sembrano lo scheletro di quello che probabilmente era prima una residenza.

Helder ripete che gli sembra di aver vissuto in quella tragica notte l’episodio di entrata del ciclone come un film di una catastrofe, un film in due fasi, che si è fissato irrimediabilmente nella sua memoria: ”Prima il film mostra una vita famigliare normale: persone che si svegliano, conversano, fanno colazione normalmente con pane e burro, i figli che vanno a scuola e poi ritornano, una vita normale. Poi, in meno di 24, ore BUM! Non c’è più nulla: non c’è corrente elettrica, non c’è scuola, non c’è acqua, non c’è pane, non c’è la routine, non c’è la strada, non c’è posto poliziale, le auto hanno tutti i vetri rotti, tulle le persone che piangono miseramente. Tutto subito, repentinamente, molto repentinamente, in un attimo!
Io personalmente vivo in una casa di muratura e non ho sofferto molto, ma mi immagino chi viveva in una casa tradizionale che ha perso immediatamente tutto!
Andare a letto con un piano: domani faccio questo, poi quello, mi incontro con gli amici, domenica andrò alla chiesa, poi a spasso.. Ma il giorno dopo non c’è più nulla di questo. Non c’è nessuna certezza per il futuro. Tutto è sconvolto. E’ un’esperienza che lascia una marca, una macchia, uno shock nalla memoria.
Chi conosce la trama di un film di terrore, sono così. Non è come un’imprevisto qualsiasi, come ad esempio piogge abbondanti, che impediscono di transitare. Posso aspettare, comprare pane, telefonare alla mia famiglia, mandare una mail, ecc. Ma dopo questo ciclone nulla nulla, zero. Non puoi comprare pane, non hai corrente elettrica e illuminazione, non comunichi con gli amici, non sai come stanno i tuoi famigliari, non puoi sapere cosa ne è di un collega che abita nello stesso quartiere, non puoi uscire e camminare. Un mio collega ha dovuto dormire nell’armadio per ripararsi dal vento e dalla pioggia in casa dopo che il tetto è volato via. Il vento più forte è stato dalle 2 alle 6 di notte; era iniziato intenso alle 19 di sera, ma dalla mezzanotte è stato brutale, catastrofico. Le strutture più fragili sono state distrutte già dalle 19. Tutto ciò che era in casa era sollevato e si muoveva. Le nostre finestre erano chiuse e non si sono rotte, ma alle 2 di notte io e mia moglie abbiamo avvertito una forte pressione alle orecchie, come succede a volte nei cambiamenti di pressione in aereo, io e mio fratello ci siamo detti di sentire tale pressione, il mio bebè di nove mesi piangeva e si teneva le orecchie. Allora abbiamo aperto una finestra della casa nel lato opposto al vento, e la sensazione di pressione è migliorata. Il mattino abbiamo raccolto circa 100 secchi di acqua dal pavimento, caduta dal tetto.
Tutte le tegole del tetto erano volate via, e il sottotetto era diventato come una piscina. Ora dobbiamo ricollocare il tetto. La notte molto materiale proveniente da altri condomini cadeva e rompeva le tegole, facendo un gran rumore. Dal tetto è caduto un serbatoio di lusalite con 100 litri di acqua, che ha distrutto la porta del mio vicino. E’ stato terribile. Alcuni già alle 21 di sera avevano perso tutto.”

Gianpaolo Galileo Rama

Ricordiamo che è ancora attiva la campagna di raccolta fondi, è possibile donare a questo link.

Una testimonianza da Beira

Una testimonianza da Beira

Condividiamo una testimonianza del volontario Gianpaolo Galileo Rama, medico e membro del Consiglio Direttivo che attualmente si trova a Beira per sostenere l’equipe locale.

31 marzo 2019

Beira mi è parsa una città sfregiata, quasi distrutta, ma con grande volontà di reazione: innumerevoli alberi abbattuti che bloccavano le strade sono stati segati (con i rudimentali mezzi loro disponibili) e produrranno legna; la gran parte delle case sono scoperchiate, molte delle quali però coperte provvisoriamente con teloni di plastica, ed alcune con operai sul tetto per rimediare i danni; ristoranti e pizzerie – quando non completamente distrutti come il famoso club nautico – tentano di proseguire incessantemente il lavoro ed approfittano dei molti cooperanti che fioccano sempre più sulla martoriata Provincia. La gente è come sempre cordiale e affetta da una rassegnazione non passiva.

“Abbiamo perso la casa, meno male che almeno in famiglia siamo tutti salvi” mi ha confidato il guardiano del CUAMM. Molto diversa è la situazione nei distretti a sud ovest Buzi Nhamatanda Dondo Chibavabava. Probabilmente nessuno mai potrà fare davvero un bilancio reale dei morti annegati! Chissà cosa sarà dei sopravvissuti e come portranno superare il dramma e il dolore vissuto.
Quartieri interi di Beira sono scomparsi, e le persone accolte da famigliari o nei numerosi centri di accoglienza; questi sono distribuiti in diverse zone della città e gestiti dal governo o dalle organizzazioni delle Nazioni Unite.
Con il coordinamento delle agenzie delle Nazioni Unite, all’interno dell’Aeroporto è stato installato il quartier generale di informazione e coordinamento dei vari interventi di soccorso.
Sono numerosissime le organizzazioni pubbliche e private, internazionali e mozambicane, che intervengono in vari settori e distretti, e sembra impossibile non solo coordinare gli interventi ma anche solo averne una mappatura. Ci sono sforzi in tale direzione.
Come CAM ho finora partecipato ed aderito al gruppo-cluster WASH, coordinato dall’UNICEF. Ci è stato raccomandato di informare il coordinamento delle attività che svolgiamo, e delle potenzialità possedute. Ha sollecitato le organizzazioni presenti a richiedere all’UNICEF materiali per il settore wash, dei quali il loro magazzino è ben fornito. Ho riferito della nostra storia di partenariato col Consiglio Municipale sulla gestione della raccolta dei rifiuti solidi. Il coorinatore UNICEF ha ribattuto che dovremo essere contattati perchè settore molto importante.
Io credo sia estremamente importante specie ora che l’epidemia di colera ha già colpito varie centinaia di abitanti, con molti decessi. Si sta procedendo alla vaccinazione di massa (900.000 dosi di vaccino arriveranno domani in Provincia), campagne di educazione sanitaria, distribuzione di kits sanitari e sopratutto soluzioni di cloro (Certeza). Anche il CUAMM è in ciò pienamente coinvolto. Il CUAMM ha messo a disposizione un veicolo alla DPS, e quattro ambulanze alla DDS per il trasporto all’ospedale centrale dei casi urgenti e dei parti complicati..
Tutte le strutture sanitarie hanno subito ingenti danni e perdite di edifici. Dopo la distruzione del blocco operatorio dell’Ospedale Centrale, ad esempio, l’unica sala operatoria funzionante è stata installata dalla Protezione Civile Italiana. L’UNICEF riferisce che il 90% della rete idrica della città è stata riabilitata.

Gianpaolo Galileo Rama

Ricordiamo che è ancora attiva la campagna di raccolta fondi, è possibile donare a questo link.