In questo articolo vi presentiamo la città di Nampula e le attività del CAM in questa sede, attraverso gli occhi di Dario Guirreri. Arrivato a Beira per la sua tesi di laurea nel 2017 (vedi l’articolo) sul tema del compostaggio, Dario è ora Responsabile Tecnico a Nampula del Progetto “LimpaMOS MOÇambique: Programma per il Rafforzamento della Gestione dei Rifiuti Solidi Urbani nelle Città di Beira e Nampula” Un progetto finanziato da AICS e di cui il CAM è partner insieme a Progettomondo.mlal, CTT-FEM – Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Edmund Mach, DICAM-UNITN – Dipart imento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica, Mlal Trentino Onlus, Dolomiti Energia Holding SpA e le controparti locali Municipio di Nampula e Municipio di Beira.
Abbiamo intervistato Dario per farci raccontare della sua esperienza e di come questa sia cambiata con l’emergenza del COVID-19.
Parlaci della città di Nampula. In cosa è diversa da Beira, la città mozambicana che gli amici del CAM conoscono meglio?
Nampula è la terza città più grande del Mozambico. Capitale della omonima Provincia, rappresenta un principale nodo commerciale regionale. La centralità economica di Nampula si riflette nella dimensione della città, resa affollata e caotica dai camion, dai treni e dai viandanti che si muovono per le sue strade, mostrando un’affascinante compresenza di formalità e informalità. Come tutte le città urbanizzate, Nampula è una città dove bisogna imparare a starci per trovare la propria dimensione.
In cosa consiste il tuo lavoro?
In quanto Responsabile Tecnico del Progetto “LimpaMOS MOÇambique“, mi occupo di articolare, gestire e supervisionare l’operato tecnico del progetto (coordinamento tecnico delle attività e dell’equipe locale, analisi e supporto alle soluzioni tecniche e tecnico-finanziarie, gestione relazioni con consulenti esterni, partner tecnici, interlocutori operativi e istituzionali, supporto ad aspetti amministrativo-contabili, redazione di rapporti narrativi e finanziari con particolare attenzione alla componente tecnica ed operativa, etc.). Tuttavia il mio ruolo non si esaurisce qui, ma coinvolge una componente relazionale molto forte. Una parte fondamentale del mio lavoro consiste nel tessere e rafforzare i rapporti istituzionali con le parti locali: amministrazioni pubbliche, imprese privati, attori del settore informale e la popolazione beneficiaria in generale.
Quali sono le sfide più ambiziose del progetto a Nampula?
Il progetto Limpamos mira all’affermazione del diritto dei cittadini e delle cittadine di Beira e Nampula a vivere in ambiente salubre e sano. Lo sviluppo di una entità tecnica di Gestione dei Rifiuti Solidi Urbani è solo uno dei risultati che si perseguono. Curare le relazioni attraverso una costante attività di intermediazione tra le parti è invece l’essenza per la solidità dell’intervento e la buona riuscita dello stesso, ma anche la sfida più grande e l’attività che richiede maggior impegno e perseveranza. Per questo motivo, il progetto adotta un approccio integrato attraverso il perseguimento dei seguenti obiettivi:
- supporto all’apparato istituzionale nella definizione e implementazione di strumenti normativi ed amministrativi efficienti;
- sviluppo di apparati e strumenti tecnico-operativi appropriati alla gestione sostenibile dei rifiuti urbani;
- coinvolgimento del settore privato nella Gestione dei Rifiuti Solidi Urbani;
- sensibilizzazione delle comunità, soprattutto donne e bambini attraverso e momenti di attività di educazione ambientale nelle scuole.
Un target importante di questo ultimo risultato è poi il settore informale, caratterizzato dai cosiddetti catadores informais nelle discariche a cielo aperto di Nampula. L’obiettivo è quello di individuarli, formarli e coinvolgerli cercando di costruire migliori condizioni lavorative rispetto a quelle attuali.
Com’è vivere in Mozambico durante l’emergenza sanitaria globale?
Quando si è iniziato a parlare dell’emergenza del nuovo coronavirus a livello globale, il Mozambico non ha sviluppato piena consapevolezza delle possibili conseguenze. Come in tutto il resto dell’Africa, confrontarsi con le malattie, qui è la regola.
Con l’adozione di normative restrittive, il progetto RSU ha subito dei rallentamenti, abbiamo chiuso la sede a Nampula ed io sono stato trasferito a Beira. Lasciare Nampula, anche se per poco, mi è dispiaciuto molto perché sono oramai molto legato a questa realtà. Tuttavia, sono stato bene a Beira. Ho avuto la possibilità di interagire con altre figure di Progetto e ritornare in una città alla quale sono molto affezionato, in quanto il mio primo approccio con l’Africa.
Durante questi mesi il Mozambico non è mai andato il lockdown totale. Inizialmente le restrizioni sono state più severe. A partire da questa estate si è cercato di ritornare alla vita di prima, pur adottando le dovute precauzioni per tutelarsi e tutelare gli altri. Anche io, da luglio, sono ritornano a Nampula e a quanto, contestualmente parlando, avevo lasciato in sospeso. Le attività RSU sono state lentamente riavviate ed in questi mesi stiamo ottenendo i primi risultati positivi dopo la chiusura. Il rischio persiste, ma attraverso un comportamento rispettoso delle norme è possibile e doveroso gestirlo. Anche se non sempre è facile per i mozambicani mantenere la distanza. Il saluto ‘ravvicinato’ è un tratto culturale (a cui può esser difficile rinunciare) così come lo stile di vita (pensando ai mercati popolari); non per ultima anche la forma d’economia presente, di cui una grande parte è informale, quindi di strada, non permette di avere una approccio uguale a quello adoperato in contesti occidentali.