Un terzo racconto del nostro amico, ed ospite a Caia, Christian Piana (cfr. articolo sul suo viaggio in autobus da Johannesburg a Caia e sulla magia-medicina tradizionale).
In questa riflessione vorrei soffermarmi brevemente sulla moda, e nello specifico curiosità e particolarità della moda nel distretto di Caia.
Ovviamente per moda non intendo le tendenze, che nei centri maggiori, sono dettate dalle marche o dalle collezioni commerciali di stilisti, vetrine e riviste. Intendo la moda nel suo concetto originale, che è la scelta di cosa mettersi addosso, di come mostrarsi agli altri e di come comunicare un’immagine personale. La moda che nasce nel momento che mettiamo una camicia rossa piuttosto che un maglione nero.
A Caia, come nella maggioranza delle immense campagne Mozambicane (distritos) oltre a non circolare riviste di moda e a vedersi pochissima televisione (ancora e per fortuna), non esistono assolutamente negozi di vestiti. Arrivano grandi lotti di indumenti usati da varie parti del mondo, che poi vengono ridistribuiti o rivenduti per pochi soldi nei mercatini in strada. Vi si trova un po’ di tutto: magliette calcistiche oltremare, camice sgargianti, pantaloni di ogni dimensione e taglio, ecc…
La fortuita combinazione di vestiti d’ogni sorta e mancanza assoluta di “esempi” o “diktat” sul come vestirsi, ha perciò dato largo spazio all’uso della pura spontaneità e della genuina creatività nella moda Caiense: insieme a sobrie combinazioni di abiti vi sono ogni tanto individui che con magnifica nonchalance sfoggiano un prêt a porter un tanto curioso, agli occhi di una persona come me, ahimè troppo inquinata dalle regole.
Anche se in alcuni casi mi scappa un sorriso, trovo però, nei casi più estrosi, le rimanenze della splendida libertà: la moda qui è libera, segue gli intuiti e le voglie personali. É un territorio, forse l’ultimo, ancora inesplorato dalla cultura consumista (di cui noi Italiani tra tanti, siamo promotori). É bella perché inventata.
Vediamo qui nelle foto alcuni esempi originali, raccolti casualmente passeggiando per la cittadina: come il ragazzo che è apparso al cospetto della mia bicicletta, tra case di terra e paglia di una comunità, indossando un autentico capo “Caia’s saturday nights fever”, ossia una sgargiante camicia blu elettrico di satin. Un eleganza particolare, però non tanto casual quanto Thiago che veste una maglietta alla marinara con strisce blu e berretto in stile Popeye .
A volte l’eleganza é importante e sinonimo di rispetto verso chi si incontra o riceve. Cosí, durante l’attesa per la visita del primo ministro, ho incontrato il giovane professor João, che aspettava nella sabbiosa strada, sotto un sole cocente con indosso niente popó di meno che lo smoking. Non importa il fatto che non si trattava di una serata di gala, il professor João ha dimostrato lo stesso un rispetto infinito.
Ma tra le abitudini più curiose v’è il non far molta distinzione tra capi femminili e maschili: gli uomini usano spesso e volentieri magliette o pantaloni da donna; lo fanno naturalmente, perché li trovano belli, o bello è usare colori più sgargianti, come dargli torto.
Così è comune vedere ragazzi che senza inibizioni artificiali sfoggiano ciabatte dorate o rosa, paillettes e altri ornamenti, com’è il caso dell’amico ballerino che s’è autofabbricato un poncho con un panno a fantasia floreale, oppure il ragazzo che possiede una piccola bancarella al mercato e che probabilmente ha pensato: “perché mettersi una canottiera semplice se ci si può mettere una canottiera con le borchie?”