Vi aggiorniamo sulla situazione in Mozambico: il Paese sta attraversando un periodo molto complesso, tante persone protestano contro i brogli elettorali e chiedono maggiore democrazia, ma il governo sta rispondendo con violenza, mentre dilagano saccheggi e vandalismo. Vi rassicuriamo sull’incolumità del personale e l’andamento dei progetti, ma il futuro è incerto.

Da settimane in Mozambico, in particolare nella capitale Maputo, si susseguono proteste contro il risultato delle elezioni governative dello scorso 9 ottobre. Negli ultimi giorni manifestazioni e scontri anche violenti si sono intensificati ed aggravati, in seguito alla dichiarazione della Corte Costituzionale che il 23 dicembre ha confermato la vittoria del Frelimo (Fronte di Liberazione del Mozambico) e del suo leader, Daniel Chapo, alle contestate elezioni generali e presidenziali di ottobre.

Oltre che a Maputo anche a Beira, Boane, Chimoio e Nampula, le popolazioni sono scese in piazza, incendiando cassonetti della spazzatura, pneumatici in mezzo alla strada, e sedi periferiche del Frelimo e di alcune istituzioni di giustizia, come a Maxaquene, quartiere urbano di Maputo, dichiarando, di fatto, guerra contro risultati elettorali che ritengono fraudolenti, ingiusti e che non rispecchierebbero la volontà di un popolo che aveva sperato nel cambiamento, dopo quasi cinquant’anni di governo del Frelimo.

Il Frelimo controlla il Paese dal 1975, e secondo l’opposizione e diversi osservatori internazionali ha vinto queste elezioni grazie a estesi brogli elettorali. Nelle frequenti proteste che ci sono state negli ultimi due mesi erano già stati uccisi più di 100 manifestanti.

Al momento il bilancio delle vittime è di almeno 248 morti, sia nelle proteste di strada che negli scontri legati alla maxi evasione di oltre 1.500 detenuti dal carcere centrale di Maputo. Le proteste hanno innescato anche una serie di saccheggi e atti di vandalismo. A Maputo, nella zona di Luís Cabral, diversi magazzini sono stati presi d’assalto, con centinaia di persone che hanno portato via beni come riso, biscotti, latte, pneumatici nuovi e mobili. Alcuni commentatori temono che ci sia una intenzionalità del potere di lasciar accadere il caos.

“Nei luoghi dove i collaboratori CAM vivono e lavorano la situazione è sicura, ed al momento non ci sono interruzioni di energia o di internet come ad ottobre, bisogna però muoversi con attenzione, evitando certi quartieri e zone di Beira,” afferma il coordinatore CAM in Mozambico Marco Andreoni. “Iniziano però ad esserci difficoltà con gli approvvigionamenti di carburante e di contanti, perché dal 23 dicembre le banche sono chiuse per motivo di sicurezza. Ci sono pochi sportelli bancomat ancora funzionanti, con lunghe file. Anche molti supermercati sono chiusi da lunedì.”

Attualmente, oltre alla sede principale a Beira e alla storica sede a Caia, il CAM possiede uffici anche a Marromeu, Inhaminga e a Catandica, nella Provincia di Manica (quest’ultima nuova sede con il nuovo progetto insieme a Progettomondo).

Secondo la Corte costituzionale, Chapo ha ottenuto il 65 per cento delle preferenze (meno del 71 per cento inizialmente dichiarato dalla Commissione Elettorale Nazionale) conquistando 179 seggi su 250. Il Frelimo ha dunque mantenuto la maggioranza nonostante una riduzione dei propri seggi.

I due avversari più noti di Chapo erano il bancario e ingegnere forestale Venâncio Mondlane, formalmente indipendente ma sostenuto dal Partito Ottimista per lo sviluppo del Mozambico (Podemos), e Ossufo Momade, leader della Resistenza Nazionale Mozambicana (Renamo), che storicamente è stato il principale partito di opposizione al Frelimo.

Venâncio Mondlane ha commentato la decisione dall’estero, dove si trova da ottobre: ha lasciato il Mozambico dopo che il suo assistente e il suo avvocato erano stati uccisi mentre raccoglievano i documenti necessari a contestare i risultati elettorali. In tutte questa settimane ha continuato ad incitare i propri sostenitori ad organizzare scioperi e proteste. Con la parola d’ordine “Povo no poder” (Potere al popolo) le iniziative di protesta hanno avuto grande successo tra i giovani, vittime di un sistema che li ha resi più poveri e più frustrati.
La situazione che ha innescato la rivolta contro il partito al potere, sembra essere scappata di mano facilitando atti di violenza e di vandalismo che lo stesso partito Podemos ha dichiarato illegittimi e non giustificabili.

“Le persone che hanno iniziato a protestare a causa dei risultati elettorali, vedendo come il governo non solo non li ha ascoltati ma sta addirittura reprimendo con violenza le manifestazioni, sono ancora più arrabbiate. Sta aumentando il sentimento di ingiustizia, le persone sentendo limitato anche il diritto alla libertà di espressione e manifestazione che è previsto dalla legge”, racconta il coordinatore locale CAM Julai Jone.

L’attenzione degli operatori CAM rimane alta. “Da lunedì sono previste nuove manifestazioni di piazza con una nuova fase denominata Ponta de Lança… che in gergo calcistico significa Fase d’attacco”, riferisce Marco Andreoni.

Secondo l’analisi della giornalista sudafricana Paula Cristina Roque (Daily Maverick – su Internazionale 14 novembre) “il Mozambico non sta subendo un colpo di stato (come ha dichiarato il governo il 7 novembre), ma è in atto una rivolta popolare per chiedere la verità sui risultati elettorali e giustizia per gli attivisti politici assassinati. È una marcia contro la povertà, l’emarginazione, la violenza e l’arroganza del partito al potere. Il Frelimo ha perso legittimità e non ha una soluzione politica per la crisi scatenata dai brogli che hanno caratterizzato le elezioni del 9 ottobre.”

Fonti e approfondimenti: