Pubblichiamo il racconto e le immagini di una giornata fuori dall’ordinario, inviati da Enrico Pietroboni, che da marzo 2014 segue il settore sviluppo rurale a Caia.
Questo mese vi parlerò di Djonemabum.
L’azienda agricola del CDAC ormai possiede una discreta mandria, ed ora si è venuto a creare un problema di spazio. Qui in Mozambico non esiste l’idea che le vacche restino chiuse, ma si portano a pascolare. Con l’espandersi delle attività dell’azienda e dei campi coltivati ci siamo ritrovati con mancanza di luoghi ove loro potessero pascolare. Accade spesso che le mucche (sia nostre che in generale) sconfinino in orti dove non dovrebbero andare. Per non avere problemi abbiamo deciso di spostare la mandria in una zona più verso l’interno del distretto per poter incontrare zone di pascolo adeguate.
Così Ferrão, il direttore del CDAC, si è mosso per individuare il luogo e iniziare a prendere i necessari contatti. Dopo qualche giorno arriva e mi comunica che il luogo prescelto si trova nel villaggio di Djonemabum.
In Mozambico tutta la terra è di proprietà dello stato, è lo stato, in accordo con la popolazione, che decide a chi concedere in uso, e per quanto tempo, la terra. Per questo bisogna innanzitutto incontrare le autorità locali e la comunità confinante.
Abbiamo eseguito un primo sopralluogo…e siamo riusciti ad arrivarci perché il trattore qualche giorno prima aveva “aperto” la strada. Ci siamo seduti con l’autorità tradizionale più alta (che si chiama Nfumo) e ci siamo accordati per ottenere l’assenso del villaggio all’uso della terra, al prezzo di alcune casse di “bibite” varie e la necessaria cerimonia con gli spiriti degli antenati, ci hanno detto che avrebbero fissato la data di consegna ufficiale.
Fissata la data, abbiamo contattato la “Chefe de posto de Murraça”, l’autorità che rappresenta lo stato e il Regulo responsabile della zona di Djonemabum, altra autorità tradizionale di livello più alto del Nfumo.
Sulla strada per il villaggio sento la Chefe di posto che più volte esclama il suo stupore per la lontananza di Djonemabum. Sottovoce chiedo a Ferrão il perché di tutto questo stupore e lui mi spiega che è la prima volta che la signora va al villaggio e quindi non ha la minima idea delle distanze, solitamente sono gli abitanti che vanno da lei…
Arriviamo al villaggio, piccola sosta per scaricare tutti i viveri necessari per la cerimonia, poi riprendiamo la macchina e ci avventuriamo al nostro campo.
Sulla strada per arrivare al campo la Chefe di posto nota una casetta, di paglia, piccola piccola ma dignitosa, ed esclama: “Ma bravi!, avete anche le latrine!”… silenzio assoluto in macchina… dopo alcuni secondi il Nfumo le risponde: “A dir la verità quella è la casa del professore della scuola…”Ottimo, penso io!
Arriviamo al campo, e qui tocchiamo con mano per la seconda volta i nostri futuri 250 (o 300, c’è ancora incertezza) ettari: 200 per la mandria e 50 per le coltivazioni. Siccome la prima volta non avevo capito bene le dimensioni del campo chiedo che mi vengano spiegate un’altra volta, e scopro che non è che non le avevo capite: è proprio impossibile delimitare a vista 250 ettari, comunque sono tanti e lo spazio è parecchio!
Illustriamo alla Chefe di posto il nostro piano di costruire un magazzino e una fonte di acqua… e qui la seconda sorpresa… il Nfumo del villaggio esclama: “Ma come? Costruite l’acqua per voi e a noi che non ne abbiamo, niente?”
Qui “cadiamo tutti dal pero”, io e Ferrão ma anche la Chefe de Posto: nessuno sapeva che a Djonemabum non c’è l’acqua, la fonte più vicina è a circa 9 Km.
La Chefe de posto subito chiede a noi… io spiego che la nostra situazione attuale non ci permette di finanziare la costruzione di una fonte per il villaggi, allora lei ci pensa un attimo, fa due telefonate (incredibile, in mezzo al nulla il cellulare prendeva!) e risolve: sposta qui una fonte che doveva essere scavata in una zona in cui non era indispensabile. Indirettamente la nostra scelta ha portato l’acqua in questo villaggio!
Concluso il sopralluogo al campo scorgo rientrando la scuola, così mentre la Chefe discute di altri problemi con gli abitanti che stanno approfittando della sua presenza, chiedo il permesso di visitarla.
La scuola (la vedrete tra le fotografie), che è usata anche come cappella…è in condizioni… che giudicherete voi. Qui le pareti sono un optional… la lavagna… una lastra più o meno… e quando piove niente lezioni ovviamente! Con me c’è uno dei due professori e allora ne approfitto per fare due chiacchiere. Emerge tutta l’amarezza di chi, non solo dopo aver studiato si trova mandato in questa zona sperduta e sprovvista di tutto, ma anche di chi si sente abbandonato, sia dalle istituzioni ufficiali sia dal villaggio, perché è difficile migliorare la situazione senza aiuti esterni. I professori sono due, fanno una settimana a testa, così dopo una settimana vicina all’alienazione se ne tornano alla città più vicina per riprendere contatto con la civiltà. Entrambi i professori, destinati qui dal governo, sono nati in città ben più sviluppate.
Rientriamo al villaggio e inizia il rito del passaggio del terreno. La Chefe de Posto domanda ad una rappresentanza se sono d’accordo a destinare quello spazio a noi, loro in coro rispondono sì. La parte istituzionale è fatta, adesso quando torneremo a Murraça prepareremo tutte le carte.
La seconda parte è per gli spiriti, ci raduniamo attorno ad un alberello sacro e qui inizia la cerimonia alla presenza di quasi tutto il villaggio, vengono interpellati gli spiriti degli antenati e vengo loro offerti doni quali sigarette, farina e bibite, alcoliche e non. Così anche la parte tradizionale è eseguita.
Adesso inizia il banchetto, e siccome a Djonemabum non c’è l’acqua hanno portato per noi del vino di palma fresco fresco! Purtroppo, visti gli impegni della Chefe de Posto noi siamo dovuti andarcene prima, comunque io una bottiglia di vino di palma fresco me la sono portata a casa!
E così si è conclusa una giornata diversa dalle solite qui in Mozambico!