Muoversi verso la sostenibilità: la partecipazione del Progetto IaC alla COP28

Muoversi verso la sostenibilità: la partecipazione del Progetto IaC alla COP28

Il progetto Inovação circular (IaC) è stato di recente ospite alla 28ª Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28) che si è tenuta negli Emirati Arabi Uniti a Dubai tra il 30 novembre e il 12 dicembre. Questo evento cruciale ha riunito leader globali determinati a trovare soluzioni concrete alle sfide legate al cambiamento climatico e ha permesso a Paulino Goma, Junior Local Coordinator di progetto, di presentare gli obiettivi di IaC e il contesto sociale ed economico in Mozambico in cui si inserisce.

Il progetto IaC mira a sostenere le realtà legate all’Economia Circolare e a trasformare il modo in cui affrontiamo i problemi ambientali. In particolare, il progetto svolge un ruolo cruciale nel sostenere le piccole e medie imprese (PMI) impegnate nell’Economia Circolare.

Durante la COP28, Paulino ha avuto l’onore di presentare i risultati e le prospettive del progetto, che si basa sull’idea fondamentale che l’innovazione è la chiave per creare soluzioni sostenibili e resilienti. Offrendo un approccio pratico, miriamo a ispirare un cambiamento reale e a promuovere la transizione verso un’economia più circolare.

Uno degli aspetti più interessanti della nostra partecipazione è stato quello di evidenziare gli sforzi rivolti alle PMI coinvolte nell’economia circolare nella città di Beira. Ci rendiamo conto che queste aziende svolgono un ruolo fondamentale nella trasformazione del panorama economico e il progetto IaC si impegna a fornire un supporto pratico e strategico. Questo approccio mira non solo a rafforzare queste aziende, ma anche a creare una rete interconnessa di pratiche sostenibili lungo tutta la catena produttiva.

Paulino ha anche partecipato attivamente all’approvazione formale della posizione globale che sarà consegnata al Segretario Generale in occasione della Giornata della Gioventù dell’8 dicembre. Questo testimonia l’impegno dei giovani a guidare le discussioni e a plasmare il futuro ambientale globale. Inoltre, ha cercato di promuovere scambi, partenariati e connessioni strategiche per amplificare la nostra voce nell’agenda nazionale e raggiungere così i nostri obiettivi più ambiziosi.

Al ritorno da questa esperienza stimolante, è fondamentale mantenere lo slancio. Il progetto IaC si impegna a continuare a guidare il cambiamento, e questo è possibile solo con il continuo sostegno dei nostri membri e partner. Non vediamo l’ora di rafforzare le nostre collaborazioni, esplorare nuove opportunità e affrontare le sfide che ci attendono.

Ringraziamo tutti coloro che hanno reso possibile la partecipazione di Paulino e del progetto alla COP28.

Articolo originale curato da Comunika.

Traduzione dal portoghese a cura di Martina Seppi.

Racconti di viaggio, di caldo, di treni, di spezie

Racconti di viaggio, di caldo, di treni, di spezie

Il resoconto di una intensa e impegnativa missione sui progetti a Caia e nei distretti limitrofi, con piccoli racconti di viaggio di Elisabetta, Enrico, Gianpaolo e Giovanna

Si è concluso un periodo intenso a Caia, con le missioni dei nostri volontari Enrico, Elisabetta, Giovanna e Gianpaolo, i quali hanno trascorso alcune settimane tra visite, incontri, monitoraggio e supervisione delle attività per alcuni dei progetti del CAM più importanti nel distretto di Caia e nei distretti limitrofi: microcredito, socio-sanitario, educazione prescolare.

IL MICROCREDITO: UN NUOVO SOFTWARE E L’AVVIO DEL PROGETTO MULHERES NO SUSTENTA

Il microcredito rappresenta un impegno pluriennale del CAM verso piccole imprese locali del distretto di Caia, di Marromeu e Cheringoma e dal 2005 ha contribuito allo sviluppo di decine e decine di attività. Nei giorni trascorsi a Caia Enrico Baldo, volontario del direttivo CAM, ha accompagnato il team locale, coordinato da Benjamim Baptista, nella delicata fase di introduzione di un nuovo software contabile per la gestione dei crediti, con il supporto di Elena Pandrin dell’ufficio amministrazione di Trento, che ha gestito tutti gli aspetti tecnici e formativi per il progetto. Il gruppo ha inoltre fatto visita ai nuovi partner istituzionali nella Provincia di Manica, dove sta partendo il progetto Mulheres No Sustenta, in partenariato con Progettomondo come capofila, Legacoop Emilia Romagna, HelpCode e Fundacao Micaia come partner implementatori, con il finanziamento di Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo – Sede di Maputo. Il ruolo del CAM è la concessione di credito alle piccole imprese, in particolare a quelle a conduzione femminile per uno sviluppo economico paritario e sostenibile nel distretto di Manica, per la gestione del progetto verrà a breve aperta una nuova sede nella cittadina di Catandica.

RIORGANIZZAZIONE ALLE ESCOLINHAS

Elisabetta Cavada e Giovanna Luisa si sono occupate intensamente del progetto escolinhas, nei giorni finali dell’anno scolastico. Il progetto sta vivendo una fase di riorganizzazione, in particolare con il cambio del responsabile. Martinho Celestino è stato sostituito al coordinamento da Pinto Josè Martins. La fase di riorganizzazione ha visto anche la verifica della modulistica, del sistema di acquisti e logistica, momenti di formazione con gli educatori, supervisione ai lavori in corso per la ristrutturazione di alcuni edifici e la costruzione di altre parti. E la sera tutti al lavoro con carta forbici e colori per realizzare materiali pedagogici dimostrativi.

MONITORAGGIO PROGETTI AREA SALUTE

Altrettanto intenso è stato l’impegno di Gianpaolo Rama nell’ambito socio-sanitario, che ha seguito un programma denso di appuntamento sui diversi fronti. Il monitoraggio del progetto Follow the SUn, nella parte dedicata alle equipe sanitarie itineranti nell’interno del distretto (brigadas moveis), nella parte di azioni comunitarie, nelle attività di rendicontazione, con diversi spostamenti anche nei distretti di Marromeu e Cheringoma. Il supporto all’associazione Mbaticoyane per le attività di salute comunitaria finanziate dal CAM ma anche per la attività di gestione dell’associazione, di autofinanziamento, Incontri istituzionali e con le controparti, consegna di dotazioni sanitarie all’Ospedale di Caia. Gianpaolo inoltre è stato impegnato nella creazione di un quadro conoscitivo aggiornato su accesso all’acqua, igiene e salute, raccogliendo dati utili per futuri progetti.

Tanto lavoro, tanto impegno, un confronto costante con l’equipe locale e tutti i colleghi impegnati nei diversi ambiti. Ma anche indimenticabili momenti di viaggio, sorrisi, pranzi… abbiamo chiesto ad ognuno di loro di raccontarci qualche momento particolare dei giorni trascorsi in Mozambico, per raccontare anche il lato più divertente di queste missioni.

LE (DIS)AVVENTURE

Enrico: una delle più grandi incognite in Mozambico è prendere il treno. Non sai mai quando passerà, gli orari esposti sono del tutto indicativi. Avevo concluso la missione a Caia e io ed Elisabetta dovevamo prendere il treno che mi avrebbe portato a Beira, o almeno questa era l’idea. L’ora della partenza era ufficialmente a mezzanotte, ma dalle prime informazioni mi era abbastanza chiaro che la cosa sarebbe durata ancora a lungo. Infatti, all’orario ufficiale non c’era ancora traccia del treno e ci siamo preparati alla lunga notte nei nostri alloggi.  Verso l’una di mattina il primo imprevisto: il fischio lontano del treno ci ha fatto credere che quello fosse proprio il nostro e che fosse in arrivo alla stazione, rischiando di perderlo. In fretta e furia abbiamo caricato le valigie in macchina, svegliando Giampaolo e Giovanna che si erano resi disponibili ad accompagnarci, e velocemente ci siamo precipitati verso la stazione…per scoprire che era solo un treno merci di  carbone. Siamo tornati nuovamente all’alloggio e atteso pazientemente che delle persone in viaggio sul treno ci avvisassero con i cellulari. Solo verso le quattro il treno era segnalato in avvicinamento e così, sei ore dopo l’orario, siamo finalmente partiti.

Elisabetta: sulla via del ritorno ho insistito per farmi accompagnare da Enrico al mercato generale di Beira, convincendolo ad uscire, nonostante fosse accaldato, quando sperava di poter riposare e non certo dedicarsi a fare shopping. Lì ho fatto scorta di cannella, chiodi di garofano, anice stellato e molto altro. Enrico ha capito la mia insistenza solo quando sono arrivata all’ufficio del CAM di Trento con uno scatolone pieno di decori natalizi con il profumo speziato dal Mozambico. Enrico era lì proprio quella mattina, sempre alle prese con il famoso nuovo software del microcredito, ed è stato il primo ad acquistare gli addobbi profumati!

Giovanna e Gianpaolo: Una temperatura di quaranta gradi e più  che si protrae per giorni e giorni, induce a pensare che non esistono un Mozambico, un’ Africa, pigri, svogliati, scansafatiche, come pensa chi non c’è mai vissuto, ma un Mozambico, un’Africa resistenti, nonostante tutto, comprese le avversità del clima che, incolpevolmente, subiscono. A Beira, dove eravamo di passaggio e senza molto da fare, per uscire di casa aspettavamo le ore meno calde, quelle che andavano incontro al tramonto del sole ed alla notte che lo seguiva veloce. C’era poco tempo, ma anche poca strada da fare, prima che facesse buio, per incontrare il luogo dove consumare la cena.

Era domenica, il giorno del riposo e della festa. La musica, abusivamente, aveva oltrepassato le finestre chiuse della casa che abitavamo, ma l’origine dov’era? Non era sgradevole, ma sembrava essersi impadronita dell’intero spazio. Uscendo, volevo capire dietro quali mura, sormontate da filo spinato ad ingabbiare edifici, si stava festeggiando la modernità, ostentatamente, in barba a chi riposava all’ombra di un cancello o riprendeva a lavorare il campo arido sotto casa a cui aveva affidato una speranza.

La strada che conoscevamo Paolo ed io non prevedeva una deviazione, ma la musica arrivava certamente da lì ed io volevo vedere almeno la casa. E mi inoltrai in quella direzione. Mi accolse il silenzio. Qualcuno mi aveva visto e non voleva che trovassi una risposta? La festa era finita proprio in quel momento? Pensieri inopportuni mi appesantivano, ma, per fortuna, il mistero non ci mise molto ad essere svelato …

Il gruppo di giovani, aveva ripreso fiato e si era messo di nuovo a cantare. Neri, nell’ombra nera di un container che rasentava un’alta costruzione, sarebbero passati inosservati se non si fossero esibiti! Era soprattutto la potente voce di una di loro, che sovrastava la musica e mi impediva di procedere. Battendo i piedi all’unisono, si muovevano tutti al ritmo contagioso della musica che producevano, concentrati, instancabili, incuranti della calura. Non si erano accorti subito del pubblico inatteso che li stava seguendo, a cui avevano cominciato a sorridere presto, senza interrompersi e visibilmente soddisfatti.

Una canzone, un’altra poi un’altra ancora, un applauso, molti sorrisi e la passeggiata riprende. Ma io non sono più la stessa, non siamo più gli stessi. Certamente grata e più leggera, certamente più ricca.

L’Africa è un libro da leggere, che ancora rischiavo di aprire troppo poco

Tre mesi a Caia…a colori

Tre mesi a Caia…a colori

Un racconto della nostra tesista Arianna Geminiani, da poco tornata dalla sua prima esperienza in Mozambico. Una storia che parla di sensazioni, di scoperte, di magia africana e di tantissimi colori.

Appena arrivata, la vita a Caia mi è sembrata un po’ monocroma, con tutte le strade polverose, il matope quando piove, le capanne fatte di fango, le baracche del mercato. Mi sembrava tutto un po’ dello stesso colore, il colore della terra. Eppure, dopo averci vissuto tre mesi, ho capito che i colori a Caia sono molti di più

C’è il rosso del sole infuocato che tramonta all’orizzonte. E il rosso dei pomodori che riempiono i banchetti del mercato dove tante donne cercano di vendere il loro raccolto. 

C’è l’arancione dei riflessi del sole sul fiume Zambezi che placido scorre fino all’oceano. E l’arancione della frutta dolcissima, del mango e della papaya.

C’è il giallo dei fiori di bouganville all’entrata dell’ufficio del CAM. E il giallo degli abiti del gruppo di teatro giovanile dell’Mbaticoyane, pronto a recarsi a sensibilizzare le comunità più isolate attraverso le loro rappresentazioni su tematiche sanitarie.

C’è il verde della vegetazione che riprende rigogliosa appena iniziano a cadere le prime piogge. E il verde della machamba, uno dei luoghi chiave per la sopravvivenza di moltissime famiglie, che grazie al lavoro nei campi possono avere qualcosa da mangiare.

C’è il blu del cielo limpido nelle giornate di sole. E il blu delle pareti di alcune escolinhas dove decine di bambini si riuniscono cercando di imparare qualcosa di nuovo giorno per giorno. 

La maggior parte delle volte però i colori si mischiano tra di loro, in un insieme variopinto di abiti, di capulane, di colori della pelle. E’ una specie di arcobaleno disordinato che mette allegria e che si crea quando la gente sta insieme e si riunisce, quando coopera e partecipa.

Estamos juntos! 

Le cose semplici: lo strumento più potente per creare relazioni – La testimonianza di Arianna da Caia

Le cose semplici: lo strumento più potente per creare relazioni – La testimonianza di Arianna da Caia

Dopo tante presenze e collaborazioni di tesiste e stagiste che hanno animato i progetti a Beira e dintorni, da qualche settimana anche la sede di Caia torna ad ospitare una giovane impegnata in un percorso di raccolta dati per la propria tesi. Abbiamo chiesto ad Arianna Geminiani, studentessa trentina iscritta al corso di laurea in Protection of human rights and International Cooperation a Bologna di raccontarci di sé e dell’esperienza in corso.

Cosa ti ha portato ad avvicinarti al mondo della cooperazione internazionale?

La passione e l’interesse verso il mondo della cooperazione internazionale nasce da molto lontano, perché già da bambina avevo una forte attrazione verso il cosiddetto “Sud del mondo” e verso le culture diverse dalla mia. Le ingiustizie e la diseguaglianza mi hanno sempre fatto indignare in un certo senso e di conseguenza nel mio piccolo questa sensazione mi spingeva a cercare di mettere al centro alcuni valori, come la solidarietà e il voler guardare oltre il proprio naso, oltre il proprio piccolo pezzetto di realtà. Questo si è tradotto in tanti anni di volontariato a contatto con bambini, giovani e rifugiati e tutto ciò è stato un grande banco di prova. Poi nel momento di scegliere l’università, ho deciso che questi valori e quest’ambizione di provare a fare qualcosa di buono per gli altri non poteva che tradursi in studiare cooperazione internazionale e sviluppo. E così è stato, prima presso l’Università di Trento dove mi sono laureata nel 2021 in Studi Internazionali (indirizzo cooperazione e sviluppo) e poi ora presso il campus di Ravenna dell’Università di Bologna dove sto concludendo la magistrale in “Protection of human rights and International Cooperation”. In questi anni universitari, nonostante il COVID, sono riuscita a svolgere due semestri all’estero in Erasmus, prima in Germania (Mannheim) nel 2019 e poi quest’anno in Spagna (Bilbao) e tutto questo ha fortificato la voglia di conoscere il mondo e di allargare lo sguardo…fino poi ad arrivare proprio qui in Mozambico! 

Come hai conosciuto il CAM?

Essendo di Trento, il CAM l’avevo già sentito nominare da alcuni conoscenti, in particolare da un amico che aveva svolto il Servizio Civile proprio al CAM. Inoltre, visto l’interesse per il  settore della cooperazione internazionale già tempo fa avevo cercato di costruirmi una panoramica generale su quali fossero le realtà del terzo settore e le ONG presenti sul territorio, sempre con l’obiettivo di cercare opportunità nuove. Ed è stata proprio una delle scorse esperienze che mi ha fatto conoscere meglio il CAM. Infatti durante l’estate 2022, ho svolto un tirocinio presso Progettomondo-MLAL e lì ho scoperto che tra i vari partner che questa ONG aveva si trovava proprio il CAM di Trento. Cercando di raccogliere informazioni sul tipo di attività svolte, ho quindi scoperto che era possibile svolgere percorsi di ricerca tesi in Mozambico e dunque eccomi qua!

In cosa consiste la tua attività di ricerca sul campo? 

Il mio periodo di permanenza a Caia è finalizzato alla ricerca sul campo in funzione della tesi di magistrale che sto scrivendo. In particolare il tema centrale ruota attorno alla sostenibilità di lungo periodo e alla local ownership, due concetti fondamentali e cruciali nel mondo della cooperazione, ma che spesso risultano più complessi da tradurre poi nella pratica e sul campo. Il nucleo del mio lavoro qua a Caia sarà dunque un’analisi dei progetti in ambito socio-educativo e socio-sanitario, i quali vengono portati avanti dal CAM da molti anni nel distretto, in un’ottica di sostenibilità e ownership locale. Per ottenere quindi una panoramica sulla percezione dei vari attori coinvolti in questi programmi riguardo a questi aspetti, sarà mio compito condurre interviste sul campo. A prescindere poi dalla tesi e dalla ricerca in sé, mi auguro anche che questa esperienza mi possa far crescere sia a livello personale che professionale, potendo entrare a contatto con il lavoro quotidiano dei colleghi nell’ufficio di Caia. 

Racconta un momento bello di queste prime settimane in Mozambico

Trovo che sia tutto una continua scoperta e sto pian piano imparando a capire come muovermi in una realtà così diversa dal contesto a cui siamo abituati. E’ la mia prima esperienza in Africa in generale e l’impatto a livello emotivo è forte, soprattutto lo è stato nei primi giorni, perché toccare con mano la grande povertà che c’è qui è indubbiamente qualcosa che ti mette in discussione. Dopo aver passato la prima settimana a Beira, mi sono spostata a Caia e dopo un lunghissimo viaggio in treno di ben 11 ore sono giunta a destinazione! Il contesto rurale di Caia mi è subito apparso ben diverso dalla città di Beira perché qui ti sembra di avere sempre gli occhi delle persone per strada puntati addosso, solo per il fatto di avere la pelle di un altro colore. Ma non per questo manca la gentilezza, anzi…

Un ricordo molto bello e speciale che mi porterò dietro è proprio legato al viaggio in treno verso Caia. Ho fatto da sola il viaggio e in vagone con me c’erano diverse mães con i loro bambini, alcuni avevano addirittura pochissimi giorni o settimane!  Nel giro di poche ore si è creato sorprendentemente un legame, una specie di magica connessione che si è formata nonostante la “barriera linguistica” dovuta al fatto che né loro né io eravamo fortissime con il portoghese! Questo però non ha impedito che riuscissimo a scambiarci favori durante il tragitto di questo interminabile viaggio in mezzo alla savana. Il tutto è scattato con del cibo che una signora ha iniziato a offrirmi, un gesto semplicissimo e un semplicissimo pezzo di pane che però hanno aperto le porte alla fiducia reciproca. E da lì poi sono riuscita ad aiutarle a risolvere dei problemi che avevano con il telefono, loro mi hanno poi invece aiutata con i bagagli e le valigie quando è arrivato il momento di scendere. Tutto questo forse può sembrare molto banale, ma in una circostanza del genere a me è sembrato qualcosa di potentissimo, a dimostrazione che le cose semplici sanno essere spesso e volentieri lo strumento più potente per creare relazioni! 

Fotografie di Arianna Geminiani

Gestire i rifiuti solidi per migliorare la qualità della vita delle persone

Gestire i rifiuti solidi per migliorare la qualità della vita delle persone

“Quali attività o iniziative di maggior rilevanza verranno realizzate entro la fine dell’anno?”, “Che cosa ti da energia la mattina per affrontare una nuova giornata di lavoro?”.

Queste sono alcune domande che abbiamo fatto ad Alfredo Zunguze, project manager del CAM per il progetto Limpamos, gestione dei rifiuti solidi nelle città di Beira e di Nampula.

Se avete piacere di ascoltare una testimonianza sul campo in merito alle attività del progetto e volete anche esercitarvi con la lingua portoghese (pur con i sottotitoli in italiano), abbiamo realizzato, in collaborazione con i nostri colleghi mozambicani di Comunika, questa video-intervista proprio con Alfredo, per avere aggiornamenti riguardo al progetto e scoprire come il Limpamos contribuisce alla salute delle persone e dell’ambiente.

Sul treno Beira-Caia: “a viagem”

Sul treno Beira-Caia: “a viagem”

Ada Castellucci, dottoranda dell’Università di Trento e nostra collaboratrice, nonché curatrice del famoso gruppo Instagram tesiste.per.caso, ci regala un racconto del viaggio in treno tra Beira e Caia, attraverso il Mozambico più autentico.
 
 
 
 
“A viagem”, il viaggio, parola maschile in italiano, femminile in portoghese, ancor “più femminile”, nella storia che vi raccontiamo oggi.
Sabato scorso, poco prima delle 13, Margherita Simone e Ada sono partiti da Beira carichi di aspettative su questa avventura che si sarebbe potuta concludere in un arco di tempo compreso tra le 22.30 e…boh?
 
 
Già in stazione a Beira spiccavano le moltissime e coloratissime mães, cariche di bagagli, bambini o entrambi. Una donna, in particolare, portava in equilibrio sulla testa un televisore che sembrava più grande della porta d’ingresso del vagone stesso. Eppure, contro ogni previsione, nel vagone ci entrò agilmente, superando rapidamente quello che sarebbe diventato il nostro compagnetto di stanza, anch’egli con una tv gigantesca da portare a Caia.
 
 
Arrivati al nostro scompartimento e sistemata la tv sotto una delle 6 cuccette, in un lampo fu chiarissimo a tutti che a detenere potere politico, esecutivo e giudiziario in quello stanzino era decisamente Dona Virginia. Viaggiando con l’anziana Dona Maria, Dona Virginia non si stava semplicemente spostando da Beira a Caia, ma stava amministrando tutto il Mozambico dal suo telefono. Per diversi aspetti è stata la compagna di stanza che tutti vorrebbero: chiedeva continuamente a chiunque dove fossimo (letteralmente chiunque, noi tre italiani compresi, che manco sapevamo dove fosse la nostra fermata di Caia); narrava succulente storie di gossip su tutti i suoi conoscenti, a Maria o al telefono; quando Dona Maria, stremata, cedeva e cominciava a russare, sparava a palla dal suo telefono (ovviamente dotato di batteria infinita) tutti i migliori tormentoni mozambicani dal 2021 ad oggi; decideva democraticamente di accendere la luce semplicemente facendolo.
 
 
A parte le delicate – ma in fondo meravigliose – convivenze instaurate nel nostro scompartimento, a viagem correu bem! (Il viaggio è andato bene!) Durando “solo” 10 ore per circa 270 km, il treno ha continuato il suo lento e incostante andare.
 
 
Eppure ci ha messo poco sabato, come si dicevano i colleghi di Caia venuti a prenderci…pare proprio che il capotreno fosse una donna che guida molto bene!