da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 23 Ott 2024 | Storie
Le riflessioni di Riccardo Reggidori, studente dell’Università di Trento da poco rientrato da un periodo di ricerca sul campo a Beira.
Un paio di anni fa ad un congresso sulla cooperazione e la geopolitica nel continente africano, sentii per la prima volta parlare del CAM e dei progetti che portava avanti in Mozambico ed a Beira. Fui molto colpito perché a parlarmene era una giovane ricercatrice dell’Università di Trento appena rientrata dalla sua ricerca a Beira. Forse l’entusiasmo della ricercatrice o forse i giochi della vita, dopo quasi due anni tocca a me la medesima “sorte”. E ciò di cui sono felice è che sento di condividere il medesimo entusiasmo che mi aveva colpito quando avevo sentito parlare per la prima volta di Beira.
Beira è una città pacifica e accogliente, come nessuna delle varie città del continente in cui sono già passato. Se penso ad altre megalopoli africane in cui ho vissuto l’immagine che ho, prima facie, è traffico, confusione, rumore. Mentre, se penso a Beira, è pace e tranquillità. Anche se purtroppo, mentre sto scrivendo queste righe, ricevo notizie di disordini da Beira, dalla stessa Beira chi mi ha accolto con la sua profonda pace questa estate.
La ragione della mia presenza a Beira è stata una ricerca, condotta per conto del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento, sui modelli di formazione quadri e costruzione/sviluppo di capacità, della loro efficacia e dei relativi metodi di valutazione nell’ambito dei progetti di sviluppo in Africa sub-sahariana, prendendo come caso di studio il progetto MUDAR.
A tale scopo, l’attività su campo si è divisa in tre fasi. La fase iniziale è stata un’osservazione delle formazioni tenute dall’Istituto di Formazione in Amministrazione Pubblica e Autarchica di Beira (IFAPA) e destinate alle cariche politiche ed al personale pubblico del Consiglio Municipale della città di Beira (CMB). Durante la seconda fase ho condotto due serie di interviste semistrutturate. La prima serie è stata sottoposta a tutti i formatori di IFAPA, concentrandosi in particolare sullo studio dell’efficacia dei metodi di formazione E-learning diacronici; mentre la seconda è stata sottoposta ad un campione dei funzionari del CMB (circa il 50% dei partecipanti), con l’obbiettivo di individuare eventuali processi di “rimodulazione” delle formazioni. Infine si è condotta un’osservazione partecipante delle attività di mentoring e pianificazione delle formazioni e delle attività di monitoraggio e valutazione condotte all’interno del CMB.
Quello che più ho apprezzato del mio lavoro di ricerca è stato poter lavorare con molte organizzazioni ed enti, sia mozambicani che italiani. Tra questi desidero ringraziare l’Università degli Studi di Trento, per l’opportunità datami, la Provincia Autonoma di Trento ed il Centro per la Cooperazione Internazionale, per la disponibilità e la collaborazione, l’IFAPA di Beira, per l’accoglienza e la fiducia al mio lavoro, ed il Consiglio Municipale di Beira, per la disponibilità e la volontà di partecipazione. Infine, non per captatio benvolentia, il CAM, che come ente implementatore gioca un ruolo fondamentale e allo stesso tempo difficile, sia per le responsabilità che per i problemi che deve affrontare. E che desidero con massima onestà ringraziare poiché mi ha accolto in modo disinteressato, fornendomi costante ed efficace supporto logistico, e non solo.
Nonostante le difficoltà che ci possano essere, ciò che è fondamentale, a mio parere, è in tutto l’operare umanitario rimanere umani. E io sono contento di vedere in questa organizzazione ancora vera umanità. Umanità nella cena con Giampaolo e Giovanna che mi raccontano degli anni ’90 in Mozambico. Umanità di Marco, il nuovo rappresentate paese, che mi prende in giro per il taglio di capelli fatto al Grande Hotel. Umanità di Julai e Hermenegildo e dei pranzi in loro compagnia nelle baracche di Macuti Miquejo a base di xima, corbina e molho de tomato. Umanità di tutti quei colleghi, di cui non ero collega, ma che mi hanno accolto sempre con grandi sorrisi.
Umanità che deve rimanere fondamento di un’organizzazione e del suo operato e che auguro rimanga, o anzi che si fortifichi. Perché è dall’umanità, da quell’uomo che insieme con altri uomini si educa insieme e si libera insieme, citando Freire, che nasce il vero sapere, e con esso il vero sviluppo umano. Sviluppo il cui fine non può che essere la pace. Pace come presupposto da cui partire, ma anche, allo stesso tempo, come fine verso cui tendere. Perché come disse Andrea Riccardi, uno dei mediatori della pace del 4 ottobre, quando arrivò in Mozambico nel lontano 1986, “la pace è come l’aria, che quando esiste non si nota, ma quando non esiste, si muore ”.
da Alessandro | 22 Ott 2024 | Attività in Trentino, Storie
Martedì 29 ottobre alle 15.45, nella sede del CAM in via dei Mille, proietteremo il documentario dedicato agli accordi di pace di Roma del 1992 “Mozambique paths of peace”.
L’iniziativa, aperta anche ai soci, è organizzata in occasione del corso di lingua portoghese e cultura mozambicana. Seguirà una piccola merenda insieme.
Prenotazione obbligatoria scrivendo a info@trentinomozambico.org.
Chi avesse piacere di vedere io documentario ma non potesse unirsi ci contatti comunque!
da Alessandro | 4 Lug 2024 | Progetti in Mozambico, Storie
Da una ricerca sull’ingegneria ambientale, Davide Framba, ha ottenuto informazioni sulle inondazioni e i loro fattori scatenanti, ma è anche stato accolto da una comunità diversa da quella a cui era abituato. Con uno stile di vita e dei ritmi nuovi, ha scoperto una crescita personale che porterà sempre con sè.
La sua testimonianza, al rientro dal Mozambico:
Nella primavera del 2024, per tre mesi, sono stato ospitato dal CAM a Beira per
raccogliere dati e informazioni necessarie per la mia tesi di laurea magistrale in ingegneria
ambientale. L’obiettivo era studiare le inondazioni che affliggono la città, focalizzandomi
sul quartiere informale di Macuti. La mia tesi mira a descrivere questi eventi, identificare gli
scenari più pericolosi e proporre soluzioni teoriche per limitare i danni, che, a causa dei
cambiamenti climatici, sono destinati ad aumentare se non si interviene.
Per questo, ho utilizzato HEC-RAS, un software di modellazione idraulica che simula in 2Dle inondazioni urbane, analizzando il flusso delle acque a seguito di precipitazioni intense
e prevedendo le aree più a rischio di allagamento. La mia permanenza in Mozambico mi
ha permesso di confrontarmi con stakeholders locali, intervistare ingegneri riguardo al
sistema di drenaggio della città e ottenere facilmente dati storici come quelli sulle
precipitazioni, i livelli d’acqua in alcuni punti del sistema di drenaggio e l’uso del suolo.
Le sedi di Trento e Beira mi hanno dato un supporto eccezionale per facilitare al massimo
la mia esperienza, offrendo aiuto nell’organizzazione del viaggio e, una volta in
Mozambico, fornendomi alloggio, spazio in ufficio e collaboratori pronti ad aiutarmi sia nel
lavoro che negli aspetti extra-lavorativi. Questa collaborazione triangolare è stata vincente
sotto ogni aspetto: burocratico, sociale, fisico e morale.
I colleghi della sede di Beira, anche quelli con cui non avevo un collegamento diretto, mi
hanno accolto calorosamente e introdotto alla loro vita quotidiana, facendomi scoprire
esperienze locali significative e aiutandomi a immergermi in un contesto molto diverso da
quello a cui ero abituato. Mi hanno insegnato le abitudini locali, rompendo dolcemente
ogni barriera sociale.
I colleghi della sede di Beira, anche quelli con cui non avevo un collegamento diretto, mi
hanno accolto calorosamente e introdotto alla loro vita quotidiana, facendomi scoprire
esperienze locali significative e aiutandomi a immergermi in un contesto molto diverso da
quello a cui ero abituato. Mi hanno insegnato le abitudini locali, rompendo dolcemente
ogni barriera sociale.
Per quanto mi riguarda, il periodo vissuto in Mozambico è stato fondamentale sia per il
corretto svolgimento della mia tesi, sia per la mia crescita personale e umana. Sarò
sempre grato per questa opportunità di crescita personale e professionale, e porterò con
me l’esperienza di una collaborazione sana e serena, con il desiderio di restituire ciò che
ho ricevuto nel mio futuro lavoro.
Davide Framba
da Alessandro | 22 Apr 2024 | Progetti in Mozambico, Storie
Il ruolo delle comunità locali come protagonisti del loro processo di sviluppo: nella ricerca sul campo di Arianna Geminiani, che ha approfondito i progetti escolinhas e salute comunitaria, emerge l’importanza della local ownership per garantire la sostenibilità dei progetti.
Da settembre a dicembre 2023, sono stata in Mozambico con il CAM e nello specifico presso la sede di Caia come tesista. Il mio obiettivo era quello di svolgere un periodo di ricerca empirica sul campo, per portare avanti il mio progetto di tesi magistrale. Infatti, il 21 marzo 2024 mi sono poi laureata presso l’Università di Bologna-Alma Mater Studiorum in “International Cooperation on Human Rights and Intercultural Heritage”, con una tesi che ruota attorno ai temi della sostenibilità di lungo termine e la cosiddetta “local ownership” dei progetti di sviluppo, cercando di capire che tipo di legame potesse esistere tra questi due concetti. Per fare ciò, ho svolto un’analisi dei progetti implementati dal CAM legati alle escolinhas e alla promozione della salute comunitaria, tra cui il progetto Follow the SUn.
Mettendo al centro il ruolo delle comunità locali come protagonisti del loro processo di sviluppo, ho cercato attraverso interviste individuali e focus group con vari stakeholders locali di capire quale fosse il livello di coinvolgimento, motivazione e partecipazione che veniva percepito da essi in relazione al progetto. L’empowerment e la partecipazione, in una logica di sviluppo che parte dal basso, sono infatti elementi fondamentali per dare a un progetto la capacità di essere sostenibile nel tempo, perché permettono alle comunità di acquisire un ruolo attivo nella gestione del progetto, consentendo così l’eventuale prosecuzione dell’impatto anche in una prospettiva futura.
Infatti, il concetto di sostenibilità nella logica della gestione del ciclo di progetto acquisisce anche una dimensione temporale legata alla capacità di un progetto di dare continuità nel futuro ai benefici netti di un intervento di cooperazione. Questa dimensione diventa qualcosa che va coltivato per far sì che si rafforzi la collettività come motore propositivo di processi di trasformazione. E come è possibile pensare che questo avvenga, se le comunità non si sentono coinvolte e non acquisiscono quella consapevolezza che fa sentire il progetto come qualcosa di “proprio”?
Con questa e altre domande in mente, ho quindi intervistato un totale di quasi 100 persone, tra pais encarregados, educatori delle escolinhas, attivisti CDI e membri del direttivo dell’associazione Mbaticoyane. È stato sorprendente vedere come i partecipanti fossero felici di poter dare la loro opinione ed esprimere i loro pensieri riguardo ai progetti. Ogni intervista o focus group era poi accompagnato da un questionario individuale che è servito per raccogliere i dati socio-demografici dei partecipanti.
In generale, i risultati presentano un buon grado di coinvolgimento da parte degli attori locali vicini al progetto, sia per le escolinhas sia per la salute comunitaria. Un esempio tangibile di “local ownership” è dato dalla costituzione di Mbaticoyane come organizzazione locale, autonoma e formalmente riconosciuta a livello nazionale perché questo è un segno di come l’importanza di tutelare la salute e sensibilizzare contro l’HIV, la tubercolosi e altre malattie trasmissibili (purtroppo ancora molto diffuse) sia stata interiorizzata localmente.
È emerso quanto sia fondamentale che la partecipazione delle comunità avvenga in ogni fase del progetto, dall’identificazione dei bisogni e delle potenzialità all’implementazione e oltre, perché questo approccio partecipativo permette di avere dei progetti che rispecchiano i bisogni del luogo.
Allo stesso tempo, dall’analisi condotta sulla base di alcuni documenti nazionali come i Piani Strategici per l’educazione e la salute emergono alcuni limiti strutturali che mettono a rischio l’idea di una sostenibilità a lungo termine per le escolinhas e per i Cuidados Domiciliarios. Infatti, l’educazione pre-scolare non viene considerata una delle maggiori priorità per il Mozambico, nonostante la popolazione sia molto giovane complessivamente, con una massiccia presenza di bambini con un’età compresa tra i 3 e i 5 anni. La presenza di istituzioni locali scarsamente capaci di farsi potenziale carico dei progetti, quindi, mette a rischio la possibilità di portare avanti le azioni e le attività. Serve dunque sviluppare un progetto tenendo anche conto del framework legale, politico e istituzionale all’interno del quale si va ad agire.
Si è rilevato che che la partecipazione dal basso e la local ownership rappresentano degli elementi cruciali per contribuire a costruire un assetto progettuale sostenibile sul lungo periodo. Questo obiettivo implica un processo di costruzione complesso e che ha bisogno di avere un’ottica multi-livello: di conseguenza risulta importante riuscire a guidare e supportare queste dinamiche per la costruzione di relazioni con le comunità locali che siano equilibrate ed eque.
Questi tre mesi in Mozambico ovviamente non sono stati solamente un’esperienza formativa e professionale, ma anche umana e di crescita personale sul campo. Stando a contatto con lo staff presente a Caia, ho percepito meglio come venga portato avanti il lavoro all’interno di una ONG. Ho potuto poi entrare a contatto con la popolazione di Caia in modo diretto, colmando la mia curiosità verso una cultura tanto lontana quanto affascinante e imparando a vedere le cose e concepire lo scorrere del tempo in maniera diversa. È stato un periodo davvero intenso e ricco di stimoli, di cui sono estremamente grata e che ha rafforzato in me la convinzione di voler continuare su questa strada, cercando di fare la mia parte per supportare i gruppi sociali più vulnerabili.
Arianna Geminiani
da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 16 Gen 2024 | Progetti in Mozambico, Storie
Nel ricordo di Giorgia Depaoli – grazie al desiderio e al sostegno di famigliari, amiche, amici – è sorta nel 2023 a Caia la Sala Giorgia, per dare uno spazio alle donne attiviste e divenire uno luogo di riferimento per il lavoro per la promozione dei diritti della donna, avviato nel 2017-2018 proprio da Giorgia. Un breve aggiornamento su quanto fatto, in corso e in programma nel 2024.
LA SALA GIORGIA
E’ stata costruita una sala, intitolata a Giorgia, come sede delle attività del gruppo di donne. La sala è un prolungamento di un edificio già esistente, animato dall’associazione di promozione sociale Mbaticoyane, della quale il gruppo di donne è parte. L’associazione Mbaticoyane si occupa di diritto alla salute, in particolare di prevenzione primaria e secondaria, incluse le attività di assistenza domiciliare ai malati. Attraverso l’impegno delle donne, l’associazione sta sviluppando piano piano l’ambito dell’educazione alla parità di genere e alla valorizzazione del ruolo della donna.
La costruzione conclusa recentemente diventerà sede delle riunioni, ma anche delle attività di animazione e promozione della donna. Nelle prossime settimane sarà installata all’interno della sala una targa con la fotografia, il pensiero e la dedica a Giorgia.
CHI
Le protagoniste sono il gruppo di donne GMPIS – Grupo Mães de Partilha de Ideias de Sofala, sezione di Caia, attivato nel 2018 a seguito del percorso avviato da Giorgia, e che opera da allora in maniera non formalizzata. Tre donne referenti animano il gruppo, Mariana, Victorina e Albertina, mentre le attiviste che fanno parte della rete con azioni e incontri periodici sono circa 45.
La formazione periodica e l’accompagnamento sulle tematiche specifiche dei diritti della donna è a cura della sede principale di GMPIS, di Beira, che in alcune occasioni organizza iniziative dedicate al rafforzamento delle attiviste, incluse delle giornate di formazione a livello nazionale, che negli anni scorsi si sono tenute a Maputo e a Gorongosa.
COSA
Le donne di GMPIS promuovono momenti di sensibilizzazione sui diritti delle donne e su come segnalare o affrontare i casi di violenza di genere e violenza domestica. Hanno attiva una rete che agisce in maniera anonima per le denunce, facendo intervenire nei casi più delicati il commissariato di polizia locale, o facendo riferimento alla linea telefonica gratuita contro la violenza promossa a livello nazionale da UNICEF, ed aiutando a prendere in carico situazioni di allontanamento di minori da contesti di abuso. Tutto questo avviene come attività di volontariato. In occasione di festività nazionali o locali, come la Giornata Internazionale della Donna, o la Festa della Città di Caia, il gruppo GMPIS Caia viene a spesso invitato dalle autorità distrettuali ad intervenire con la testimonianza, a partecipare a sfilate, a parlare in pubblico.
Nel 2024, dopo aver allestito e ammobiliato gli spazi, inizieranno le attività di animazione della Sala Giorgia, con corsi e formazioni specifiche. Le idee sono tante: corsi di cucito o di cucina per aiutare le donne ad avviare piccole attività di sostegno economico, corsi di alfabetizzazione (lettura e scrittura ma anche alfabetizzazione finanziaria), programmi radiofonici, spettacoli teatrali e molto altro. Il programma è ancora in fase di elaborazione, avremo cura di raccontarlo nella prossima relazione periodica!
QUANTO
Grazie al coinvolgimento di tante amiche e amici di Giorgia e della sua famiglia sono stati finora raccolti 19.700 euro da destinare al progetto.
Nel corso del 2023 sono stati spesi circa 17.000 euro per:
- costruzioni
- accompagnamento, controllo dei lavori, pulizie (percentuale del compenso di Victorina che è la responsabile dell’adiacente Casa da Saude)
Il rimanente di quanto già raccolto sarà impiegato ad inizio 2024 per:
- arredi della struttura
- stampa e posizionamento della targa interna
- acquisto di materiali di cancelleria, stampa volantini, prodotti per la manutenzione e la pulizia
- una quota parte dei guardiani che presidiano la struttura la notte
- dotazione delle attiviste coordinatrici di biciclette per muoversi nelle diverse zone della periferia di Caia e del distretto
- altri costi relativi alla gestione in loco
L’impegno finanziario previsto per il 2024, il 2025 e il 2026 è di 3.000 euro l’anno per le attività e la manutenzione della struttura.
Scarica il report in PDF.
Per info specifiche: maddalena.parolin@trentinomozambico.org
Per sostenere il progetto: IBAN IT82B0501811700000017203647 (causale “ricordando Giorgia”)
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