Un secondo racconto del nostro amico, ed ospite a Caia, Christian Piana (cfr. articolo sul suo viaggio in autobus da Johannesburg a Caia).
Da un mese ormai mi trovo nelle vesti di un archeologo della memoria, tutto occupato in raccogliere storie popolari, miti, leggende e quant’altro faccia parte della letteratura non scritta, ma principalmente raccontata dai più vecchi ai più giovani, per trasformarle in un libro illustrato, prodotto e distribuito in Brasile.
La tradizione orale però è un po’ resistente all’immobilità della scrittura: i racconti si modificano sempre in maniera fluida a seconda della personalità del narratore, del suo entusiasmo, della sua esperienza e soprattutto del suo bagaglio di riferimenti visivi. Le storie nascono dal tessuto vivo dell’esistenza, per questo è fondamentale che la ricerca non si limiti alla trascrizione di alcuni racconti, ma che sia frutto di un’esplorazione di tutti gli elementi che compongono la narrazione, e quindi che non venga fatta seduti ad un tavolo (per fortuna), ma sulla strada, in una lenta penetrazione nella terra calda e impregnata di sudore.
In genere questi racconti hanno il preciso compito di dar continuitá alla narrazione dell’esperienza umana: servono per rammentare, avvisare o ammonire le persone su questioni etiche come il vivere in comune, il rispetto ai piú anziani, la solidarietá, l’onestá, ecc… La maggioranza dei racconti vedono protagonisti animali impersonificati, animali che si comportano come uomini, e vivono bizzarre avventure. Racconti in cui appare anche tutto il contesto geografico e sociale: vari tipi di piante e alberi, il fiume, i regulos (capi comunitari), i curandeiros (che a volte curano e a volte fanno pozioni strane), ed altro.
Il mio compito è stato anche quello di scoprire questi ultimi e conoscerli piano piano, registrarli in fotografie o fare interviste.
Una delle prime realtà che ho approfondito è stata quella dei medici tradizionali chiamati anche curandeiros. Essi appaiono in quasi tutte le storie poiché preparano medicamenti per guarire o pozioni per fare o liberarsi da inganni, sono padroni del mistero, di forze invisibili e incomprensibili.
Il mondo dei medici tradizionali mi è stato presentato da Rui Fernando Mortar, medico tradizionale, classe 1960.
Rui è un omino piccolo e sottile dall’energia brillante, a volte pare raddoppiare di volume quando sorride e scherza, la sua forza sta nella simpatia.
Ci siamo dati appuntamento a casa sua una domenica alle 14h, una giornata torrida con 35 gradi e il sole forte; ci siamo messi sotto un grande albero, come si fa di costume (la vita sociale sembra succedere sempre all’ombra degli alberi), e li m’ha spiegato per un’ora e mezza la sua storia.
M’ha raccontato di come lo spirito di suo nonno l’ha cercato sin da bambino per iniziarlo alla pratica del curandeiro, di come i medici agiscono e quanto vengono rispettati, ma anche delle minacce e pericoli che corrono, poiché molti altri curandeiros maligni, per impossessarsi dei poteri dei più esperti come lui, fanno delle magie (feitiços) che possono essere mortali.
Poi la conversazione ha iniziato a raggiungere toni metafisici, e Rui ha proseguito parlando di fulmini che si sono trasformati in lucertole argentate, di legni diventati serpenti protettori delle case, e di sabbia trasformata in zucchero.
Siamo entrati nella sua casa, dove mi ha mostrato i suoi strumenti di lavoro e oggetti con cui esegue le cure.
I medici tradizionali in Mozambico, così come in altri luoghi, sono molto numerosi e parte integrante di un sistema di salute spontaneo, nato dall’assenza quasi completa di strutture sanitarie ufficiali come ospedali o centri medici. Anche dove la modernità ha portato alla costruzione di qualche piccolo ospedale, moltissimi preferiscono ancora le cure del medico tradizionale anziché un ricovero in una clinica, nonostante questo può significare in molti casi la morte.
La medicina tradizionale di fatto è molto più vicina ad una religione spiritista che ad uno studio profondo sugli elementi di cura presenti in natura (come invece io m’aspettavo): a curare sono gli spiriti, e molti medici tradizionali riconoscono che nei casi più gravi i pazienti devono ricorrere a cure ospedaliere.
Ciò non li priva però della loro carica culturale, sorta dalla tradizione millenaria e ancora viva in maniera spontanea come un filo portante di una tela sociale complessa. Il curandeiro è un saggio, un conoscitore, un narratore di esperienze, una persona che sa consigliare, una referenza.
Il curandeiro, a pari dei nostri medici di famiglia o dei nostri preti, è un depositario delle confidenze della comunità, uno scrigno della storia profonda di questa terra, profonda come le radici dell’Africa. É l’unico filo che conduce gli uomini a comunicare con gli spiriti, spiriti buoni, spiriti maligni, spiriti come sicari o come protettori, spiriti burloni o spiriti troppo seri, spiriti invisibili ma sempre presenti, in agguato.
Rui nello stesso giorno mi ha portato, con la sua piccola e scassata moto, a conoscere altre 3 medico donne, una delle quali ci ha invitato ad una festa tradizionale il sabato successivo.
Alla festa io e Rui ci siamo andati con la collega italiana C. Era una festa, durata 3 giorni, in casa del medico donna Maria Luiza Mequi, di offerta e ringraziamento agli spiriti. Quando siamo arrivati, alle 7h del mattino, alcuni stavano ancora dormicchiando, ma altri si stavano preparando per continuare musica e danza. I musicisti stavano scaldando il batuque (tamburo tradizionale) vicino al fuoco per tirarne la pelle e farlo suonare meglio.
Ci siamo seduti tutti in circolo e presto le percussioni hanno iniziato il loro ritmo bello, intenso e caldo, accompagnato dai canti, ripetitivi, “mantrici” ma incomprensibili per me che non conosco il chissena.
Maria Luiza, la donna timida che ci ha ricevuti in breve s’é trasformata davanti ai nostri occhi in altro: la trance la trasportava e vagava fissando qualcosa d’invisibile per noi, a volte gridava con una voce che sembrava non essere sua, oppure ballava e muoveva il corpo come se stesse scrivendo qualcosa d’incomprensibile per noi.
Le cose si sono susseguite con un aumento costante d’intensità finché non c’è stato una specie di lavaggio del medico con acqua e mais (credo), e a poco la cerimonia ha avuto fine (non prima che anche io e C. fossimo coinvolti nelle danze, uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita).
La magia è stata presente, senza dubbio: che magia era? Magia per davvero? Magia dell’emozione del momento? Magia dello star difronte a qualcosa così lontano da tutto ciò che conosco? Non lo so, non credo molto alla magia, ma sicuramente abbiamo visto qualcosa di profondo, qualcosa che aveva lo spessore della realtà che ci circonda. Bello.
Non so come spiegare, ma quando sento nuove storie e avventure del coniglio e del leone, piuttosto che del coniglio e della iena, ecc… dove immancabilmente c’è di mezzo un curandeiro, ho la sensazione di visualizzare meglio la storia, iniziano a formarsi immagini famigliari nella mia mente, inizio a sentirne con più convinzione la loro coerenza.