C’è una finanza casinò, che usa il cibo come moneta e che scommette sui prezzi dei beni alimentari. E in questo modo si gioca il futuro di intere famiglie e popolazioni vulnerabili.
Il CAM aderisce alla campagna Sulla fame non si specula, un’iniziativa nata nell’aprile del 2011 a Milano da un gruppo di giornalisti, economisti e rappresentanti della società civile che ha via via aggregato importanti sigle del non profit, enti locali e singoli cittadini.
Guarda il breve video per una simpatica e semplice introduzione alla campagna!
Nel mondo della finanza il volume di scambi di titoli derivati legati ai beni alimentari è moltiplicato per nove dal 2002 ad oggi. Nel 2008 le speculazioni finanziarie sul grano, sul mais e sul riso hanno provocato improvvise impennate dei prezzi di questi beni, con gravi conseguenze nei Paesi più poveri, dove la sicurezza alimentare e la dieta di base sono legate a questi prodotti. Nell’ultima metà del 2010 i prezzi dei beni alimentari hanno ricominciato a crescere e a essere soggetti a una volatilità estrema, e ciclicamente questo fenomeno si ripropone.
Almeno a partire dal 2005 alcuni operatori finanziari hanno cominciato a investire grosse somme di denaro nei cosiddetti titoli derivati legati ai beni alimentari, che ‘derivano’ cioè il loro rendimento dall’andamento dei prezzi dei prodotti agricoli sui mercati internazionali. Si tratta di titoli che costituiscono delle vere e proprie scommesse: si scommette sull’aumento dei prezzi del cibo e si guadagna se la previsione si avvera. Detto in altri termini: nella finanza di oggi anche un’alluvione o una siccità prolungata in una certa regione del mondo si possono trasformare in un’opportunità per guadagnare sul mercato finanziario, con rendimenti che possono essere anche del 50 o del 100 per cento.
Promuovono la campagna: ACLI, Link 2007, Fondazione Banca Etica, INTERVITA, Ipsia Trento, Unimondo; con l’adesione di: ACRA, Altromercato, Banca Etica, Cesvi, Coldiretti, CoLomba, Focsiv, Ipsia, Legambiente, Mag2 Finance, Mani Tese, Slow Food, Terre di Mezzo, VITA, Volontari per lo sviluppo, WWF;e degli enti locali: Comune di Milano, Regione Lombardia, Provincia autonoma di Trento.
E soprattutto migliaia di cittadini che hanno aderito all’appello e sostengono l’iniziativa!
Alcuni pensieri del nostro coordinatore Enrico Pietroboni che ci racconta come ha vissuto il mese di aprile, al di là dei soliti resoconti di progetti e problematiche connesse. Riflessioni sulla vita vista dall’Africa, tra malarie e feste della donna, ed alcune sue fotografie.
Carissimi, aprile è stato un mese intenso, ricco di spunti…
Il primo nasce dai problemi in Sud Africa, è risaputo che, storicamente, ci sono sempre stati problemi di xenofobia tra i Sud Africani e i non Sud Africani che lì si trovano per lavorare. In questo mese sono ritornati e anche i Mozambicani ne stanno pagando il prezzo. I Sud Africani sono convinti che questi immigrati stiano rubando loro il lavoro (che ci sia posto per Salvini in Sud Africa….) e questo mese hanno deciso di linciarli…e sembra che le forze dell’ordine si tengano abbastanza in disparte. Quando senti testimonianze di persone che hanno passato giorni nella foresta per aver salva la vita…o altri che hanno camminato per km….bhè, c’è poco da dire. Il Mozambico sta accogliendo al massimo delle sue possibilità (stanno allestendo dei campi profughi, in attesa di farli ritornare dai familiari) questi figli che sono andati in cerca di un futuro migliore….e molti ritornano in una bara… A questo unisco il fatto che, anche la nostra situazione politica è ancora molto in bilico…la Frelimo governa…la Renamo vuole governare… La gente comune vuole solo lavorare e vivere…
Questo sembra un continente dove è veramente difficile fare progetti sul lungo periodo…sotto questa terra rossa e fertile, le braci sono sempre caldissime e, purtroppo basta sempre pochissimo, e le fiamme divampano rapide. Passando qualche anno in mezzo a questa gente mi risulta sempre più difficile capire da dove nasca tutta questa violenza che sicuramente non appartiene a questo continente… Sotto questo cielo azzurrissimo, sotto questo sole caldo, i ritmi di vita sono a misura di uomo, i sorrisi, anche in mezzo a difficoltà grandi, nascono sempre spontanei, il tempo per un saluto e due chiacchiere non manca mai…eppure dopo un attimo gli animi si infiammano…
L’altro spunto nasce dalla mia salute…anche quest anno è arrivata la malaria, devo aver preso una variante di malaria-Svizzera perché si è ripresentata esattamente un anno dopo l’ultima! Scherzi a parte è stato un periodo intenso e, il fisico, ha deciso che ci fosse bisogno di un po’ di riposo…e quindi, dopo aver fatto il test, mi sono preso le mie belle pastiglie e un po’ di riposo! Quando il fisico chiede uno stop e faccio il paragone con i miei amici mozambicani, la risposta è sempre una sola, il mio fisico non è fatto per l’Africa…non c’è niente da fare…
E’ di questi giorni la notizia che, la sorella della moglie di un nostro lavoratore è morta….di malaria… Nasce così spontanea la riflessione che tutto sommato noi lasciamo un paese dove non ci manca nulla e arriviamo in un altro dove, bhè, tutto sommato il nostro strato di bambagia è rimasto… Non mi lamento per quello che ho anzi, mi ritengo fortunato, mi chiedo solamente perché io sì e altri no…perché la Provvidenza ha voluto tutto per me e niente per altri…
Venendo alla vita concreta, qui il 7 di Aprile è stato il giorno della donna mozambicana. Dopo le celebrazioni ufficiali con spettacoli e balli ci siamo ritrovati qui con le nostre donne per un pranzo e un pomeriggio di allegria. Dopo il pranzo le nostre donne si sono divertite ballando, non c’è nulla come questi momenti extra lavorativi per accorciare le distanze…E’ stato il nostro modo per ringraziare le nostre lavoratrici! Ovviamente è stata fatta una eccezione per il sottoscritto che, donna non è, ma ha partecipato ugualmente in toto alla giornata!
E veniamo a me, strano dirlo dopo una malaria, ma sto bene, non riesco a capacitarmi ma è come se stessi vivendo una “seconda giovinezza”. Ci sono stati momenti all’inizio dell’anno in cui pensavo di non riuscire a resistere fino a dicembre…. e ora…le energie e l’entusiasmo stanno rifiorendo più forti che mai. Abbiamo anche qui i nostri problemi, e spesso la sera arrivo stanco, però la mattina è sempre bello alzarsi e ricominciare una nuova giornata! Sono davvero sorpreso da me stesso, mi fermo spesso a pensare e ringrazio spesso chi da lassù mi accompagna, per questo stato di grazia! Adesso dicembre mi sembra davvero troppo vicino…
Ce l’ha fatta! Un nuovo educatore delle escolinhas di Caia è ora all’università. Da aprile, inizio dell’anno accademico mozambicano, Paulino José Rodrigues è il secondo educatore che, grazie ad una nuova borsa di studio finanziata da amici e parenti di una ex lavoratrice del Consorzio, si iscrive ad un corso ‘a distanza’ presso l’Universidade Catolica de Moçambique (UCM) di Beira.
Paulino è un tipo tranquillo, lavoratore, serio e addirittura un po’ serioso, però con una vena di giocondità che tiene dignitosamente nascosta ma che lascia scorrere nel gioco, o quando si occupa dei suoi due piccolissimi figli. Da cinque anni è ‘responsabile amministrativo’ delle quattro escolinhas create dal Consorzio a Caia – e non è un lavoro da poco: nel 2014 si è trattato di gestire circa 20.000 euro l’anno (esclusi i salari) per il funzionamento dei quattro asili, che accolgono circa 700 bambini. E’ un lavoro di responsabilità soprattutto adesso che il CAM si prepara a lasciare il progetto all’autonomia locale, e che il personale delle escolinhas ha deciso di creare una associazione locale con l’obiettivo di continuare a gestirle in proprio.
Gli educatori confezionano dei cappellini per il 1° giugno 2014
Lavorare come educatore non è più, oggi, un qualcosa da fare ‘intanto che…’: nonostante le incertezze sul futuro, i giovani educatori sono riusciti a radicare le escolinhas e a creare un saldo legame con la comunità. Questo è qualcosa che dà molta soddisfazione: con l’aiuto del Consorzio, questi ragazzi hanno migliorato le loro prestazioni e si sono creati una professionalità che non avrebbero potuto raggiungere altrimenti. Anche solo fare un corso per diventare maestro elementare implica che chi si iscrive deve lasciare la famiglia per frequentarlo; quanto all’educazione prescolare, l’amministrazione pubblica non riesce a farsene carico se non nelle città, e le scuole per educatori esistono solo nella capitali provinciali. Così, dopo la scuola secondaria che la maggior parte di loro ha frequentato, che fare? Il lavoro nelle escolinhas era un biscate, un ripiego in attesa che si presentasse un’occasione migliore, magari un’occasione per mollare Caia, andare via, a Beira, in città… Quanto ad iscriversi all’università… beh, restava un sogno, un sogno ben al di là di chi campa di lavoretti e di quello che semina nella propria machamba – che comunque deve servire per tutta la famiglia, fratelli e parenti più poveri inclusi.
2009, nell’escolinha di Chirimba: bambini e educatori partecipano alla festa del 1° giugno, Giornata del Fanciullo Africano, una festa molto sentita in Mozambico
Eppure era un peccato che i molti talenti di questi ragazzi non potessero svilupparsi, che non avessero gli strumenti per inquadrare l’importanza di quello che stavano facendo, non conoscessero le teorie pedagogiche e i suoi sviluppi, e non potessero essi stessi contribuirvi sulla base della propria pratica; la stessa proposta di associazione potrebbe avere tutt’altra forza se fosse sorretta da maggiori conoscenze teoriche, e le idee e le soluzioni inventate da ciascun educatore e da ciascuna educatrice avrebbero risonanza e considerazione critica maggiori. Così è maturata l’idea di creare delle borse di studio universitarie in studi di pedagogia per chi non solo fosse meritevole da un punto di vista accademico, ma fosse anche assiduo e creativo nel lavoro e avesse buoni rapporti e capacità di comunicazione con gli altri educatori.
Ha cominciato per primo Martinho, il giovane ‘responsabile pedagogico’ delle escolinhas, da subito individuato per l’eccezionale talento naturale per l’insegnamento: Martinho aveva inizialmente declinato la proposta, ancora non ben formulata, per timore di non riuscire a mantenere la madre e i fratelli dopo la morte del padre; due anni fa tuttavia, essendo emersa la possibilità di frequentare i corsi ‘a distanza’ dell’Università Cattolica del Mozambico e quindi di poter continuare col suo lavoro di responsabile pedagogico, egli ha accettato l’offerta privata di una visitatrice dei progetti del Consorzio, e si è iscritto al corso di Pedagogia per l’Insegnamento della Biologia presso il Centro de ensino a distancia della UCM.
Paulino e i colleghi stanno organizzando la procedura per pesare i bambini nella giornata del controllo nutrizionale
Lo scorso anno invece è stato messo in atto un processo diverso: dopo molta discussione, durante un ‘viaggio della nostalgia’ della ex lavoratrice del Consorzio è stata aperta una sorta di concorso interno a cui hanno partecipato quattro educatori: alla fine è stato selezionato Paulino, il quale, sempre nella modalità ‘a distanza’, ha scelto il corso di Pedagogia per l’Insegnamento di Geografia. Questi corsi, per la loro particolare struttura, hanno durata di quattro anni anziché i tre di un corso di laurea presenziale.
Così ora, sulla strada per Muanza, un distretto tra Caia e Beira dove la UCM ha creato una sede decentrata per i corsi a distanza, Martinho e Paulino vanno insieme, su uno di quei pulmini sovraccarichi di persone, galline, capretti e bagagli che sfrecciano lungo lo sterrato, o sul treno, che trasporta fino a Beira il carbone di Moatize e che, per quanto lentissimo, offre un’alternativa in più ai due studenti delle escolinhas. O meglio, quando è possibile si mettono d’accordo per risparmiarsi un viaggio a vicenda, affidando all’amico i propri elaborati da consegnare o altre incombenze burocratiche da espletare.
Il programma del primo semestre 2015 appeso in bacheca
Paulino ha davanti a sé l’esempio, e la guida, di Martinho, che nei due anni di frequenza ha avuto un brillante successo accademico pur mantenendo tutti gli impegni della direzione delle escolinhas. Anche alla nuova matricola dunque l’augurio di bom trabalho e boa sorte!, con l’impegno di garantirgli anche nei prossimi quattro anni il sostegno che gli ha permesso di cominciare.
Ricordiamo che il Fondo Borse Studio continua ad essere ‘ospitato’ nel conto corrente del Consorzio Associazioni col Mozambico, il cui numero è: IBAN IT34 P080 1301 8070 0010 0302 139. Indicare la causale e scrivere il proprio indirizzo per avere la ricevuta per gli sgravi fiscali.
Lo spettacolo teatrale “I’m not a tourist” prodotto da Estroteatro su drammaturgia di Cinzia Scotton e regia di Mirko Corradini, ispirato al blog www.60storie.com, che al debutto a marzo ha fatto il tutto esaurito verrà replicato il 8 e 9 maggio al Teatro Portland a Trento (link per info) e successivamente il 14maggio ad Arco (vedi locandina).
“Elisa, Paolo e Riccardo partono per un’esperienza di solidarietà e cooperazione internazionale in Kossovo, in Vietnam e in Mozambico. Li attendono feste di matrimoni, cavallette fritte, coccodrilli di fiume… ma anche culture lontane, che non sempre sono di facile comprensione. Tra momenti ironici e momenti drammatici, tra vicende professionali e storie d’amore, i tre protagonisti diventeranno più consapevoli del mondo che li circonda, ma anche di loro stessi.”
Fondazione Fontana onlus organizza venerdì 22 maggio 2015 presso la Sala Rosa del Palazzo della Regione a Trento, il nuovo seminario della Carta di Trento per riflettere sulle pratiche della cooperazione internazionale a promozione del diritto al cibo e della sovranità alimentare (1° Obiettivo di Sviluppo del Millennio).
La Carta di Trento per una migliore cooperazione internazionale è il risultato di un percorso che attori della cooperazione, locali e nazionali, istituzionali e non governativi, tra cui anche il CAM, hanno avviato nel 2008 a Trento è il tentativo di promuovere il dibattito sui nuovi orientamenti della cooperazione in Italia di cui il seminario del 22 maggio costituisce una tappa fondamentale. Il seminario e la Carta di Trento sono attività della World Social Agenda
La World Social Agenda (WSA) è un progetto della Fondazione Fontana onlus ed è presente in Trentino e nel Veneto dove propone attività educative e culturali di sensibilizzazione con mostre, seminari, eventi serali, formazione nelle scuole. Dal 2008, segue la cornice tematica degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, un anno per ogni Obiettivo, in un conto alla rovescia verso il 2015.