da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 22 Dic 2014 | Opportunità per cooperanti e volontari
Se in occasione del Natale come famiglia, associazione, singolo, ditta… desiderate aiutarci a sostenere i progetti attivi nel settore sociale, qui sotto trovate delle schede che raccontano e illustrano i progetti e delle proposte di appoggio per scegliere eventualmente a quale attività specifica destinare il contributo.
Ricordiamo che le donazioni sono detraibili/deducibili e che per chi lo desidera invieremo durante l’anno qualche aggiornamento sull’andamento dei progetti.
Per sostenere il nostri progetti: IBAN IT34 P080 1301 8070 0010 0302 139 – indicare nella causale l’eventuale destinazione specifica.
Per devolvere il cinque per mille al Consorzio Associazioni con il Mozambico: Codice Fiscale – 01810670222
da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 16 Dic 2014 | Attività in Trentino, Notizie dall'Associazione
Dal 10 dicembre sui corridoi di Consorzio Lavoro Ambiente, che ospita la sede del CAM fin dalla sua nascita, sono esposte le immagini del Mozambico e del progetto escolinhas per l’iniziativa “CLA para Moçambique” – Volti paesaggi ed emozioni che raccontano i progetti promossi del distretto di Caia dal CAM anche grazie al sostegno concreto di Consorzio Lavoro Ambiente.
La mostra è composta da 25 fotografie a colori o in bianco e nero scattate dai volontari CAM Martina, Isacco e Gianpaolo Rama, tra il 2005 e il 2011. Un modo per ringraziare CLA per tutti questi anni di sostegno, raccontando in immagini i progetti di cooperazione in Mozambico a colleghi, amministratori, visitatori.
Per chi lo desidera le fotografie possono essere acquistate (con ristampa).
da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 11 Dic 2014 | Progetti in Mozambico
Pubblichiamo il racconto e le immagini di una giornata fuori dall’ordinario, inviati da Enrico Pietroboni, che da marzo 2014 segue il settore sviluppo rurale a Caia.
Questo mese vi parlerò di Djonemabum.
L’azienda agricola del CDAC ormai possiede una discreta mandria, ed ora si è venuto a creare un problema di spazio. Qui in Mozambico non esiste l’idea che le vacche restino chiuse, ma si portano a pascolare. Con l’espandersi delle attività dell’azienda e dei campi coltivati ci siamo ritrovati con mancanza di luoghi ove loro potessero pascolare. Accade spesso che le mucche (sia nostre che in generale) sconfinino in orti dove non dovrebbero andare. Per non avere problemi abbiamo deciso di spostare la mandria in una zona più verso l’interno del distretto per poter incontrare zone di pascolo adeguate.
Così Ferrão, il direttore del CDAC, si è mosso per individuare il luogo e iniziare a prendere i necessari contatti. Dopo qualche giorno arriva e mi comunica che il luogo prescelto si trova nel villaggio di Djonemabum.
In Mozambico tutta la terra è di proprietà dello stato, è lo stato, in accordo con la popolazione, che decide a chi concedere in uso, e per quanto tempo, la terra. Per questo bisogna innanzitutto incontrare le autorità locali e la comunità confinante.
Abbiamo eseguito un primo sopralluogo…e siamo riusciti ad arrivarci perché il trattore qualche giorno prima aveva “aperto” la strada. Ci siamo seduti con l’autorità tradizionale più alta (che si chiama Nfumo) e ci siamo accordati per ottenere l’assenso del villaggio all’uso della terra, al prezzo di alcune casse di “bibite” varie e la necessaria cerimonia con gli spiriti degli antenati, ci hanno detto che avrebbero fissato la data di consegna ufficiale.
Fissata la data, abbiamo contattato la “Chefe de posto de Murraça”, l’autorità che rappresenta lo stato e il Regulo responsabile della zona di Djonemabum, altra autorità tradizionale di livello più alto del Nfumo.
Sulla strada per il villaggio sento la Chefe di posto che più volte esclama il suo stupore per la lontananza di Djonemabum. Sottovoce chiedo a Ferrão il perché di tutto questo stupore e lui mi spiega che è la prima volta che la signora va al villaggio e quindi non ha la minima idea delle distanze, solitamente sono gli abitanti che vanno da lei…
Arriviamo al villaggio, piccola sosta per scaricare tutti i viveri necessari per la cerimonia, poi riprendiamo la macchina e ci avventuriamo al nostro campo.
Sulla strada per arrivare al campo la Chefe di posto nota una casetta, di paglia, piccola piccola ma dignitosa, ed esclama: “Ma bravi!, avete anche le latrine!”… silenzio assoluto in macchina… dopo alcuni secondi il Nfumo le risponde: “A dir la verità quella è la casa del professore della scuola…”Ottimo, penso io!
Arriviamo al campo, e qui tocchiamo con mano per la seconda volta i nostri futuri 250 (o 300, c’è ancora incertezza) ettari: 200 per la mandria e 50 per le coltivazioni. Siccome la prima volta non avevo capito bene le dimensioni del campo chiedo che mi vengano spiegate un’altra volta, e scopro che non è che non le avevo capite: è proprio impossibile delimitare a vista 250 ettari, comunque sono tanti e lo spazio è parecchio!
Illustriamo alla Chefe di posto il nostro piano di costruire un magazzino e una fonte di acqua… e qui la seconda sorpresa… il Nfumo del villaggio esclama: “Ma come? Costruite l’acqua per voi e a noi che non ne abbiamo, niente?”
Qui “cadiamo tutti dal pero”, io e Ferrão ma anche la Chefe de Posto: nessuno sapeva che a Djonemabum non c’è l’acqua, la fonte più vicina è a circa 9 Km.
La Chefe de posto subito chiede a noi… io spiego che la nostra situazione attuale non ci permette di finanziare la costruzione di una fonte per il villaggi, allora lei ci pensa un attimo, fa due telefonate (incredibile, in mezzo al nulla il cellulare prendeva!) e risolve: sposta qui una fonte che doveva essere scavata in una zona in cui non era indispensabile. Indirettamente la nostra scelta ha portato l’acqua in questo villaggio!
Concluso il sopralluogo al campo scorgo rientrando la scuola, così mentre la Chefe discute di altri problemi con gli abitanti che stanno approfittando della sua presenza, chiedo il permesso di visitarla.
La scuola (la vedrete tra le fotografie), che è usata anche come cappella…è in condizioni… che giudicherete voi. Qui le pareti sono un optional… la lavagna… una lastra più o meno… e quando piove niente lezioni ovviamente! Con me c’è uno dei due professori e allora ne approfitto per fare due chiacchiere. Emerge tutta l’amarezza di chi, non solo dopo aver studiato si trova mandato in questa zona sperduta e sprovvista di tutto, ma anche di chi si sente abbandonato, sia dalle istituzioni ufficiali sia dal villaggio, perché è difficile migliorare la situazione senza aiuti esterni. I professori sono due, fanno una settimana a testa, così dopo una settimana vicina all’alienazione se ne tornano alla città più vicina per riprendere contatto con la civiltà. Entrambi i professori, destinati qui dal governo, sono nati in città ben più sviluppate.
Rientriamo al villaggio e inizia il rito del passaggio del terreno. La Chefe de Posto domanda ad una rappresentanza se sono d’accordo a destinare quello spazio a noi, loro in coro rispondono sì. La parte istituzionale è fatta, adesso quando torneremo a Murraça prepareremo tutte le carte.
La seconda parte è per gli spiriti, ci raduniamo attorno ad un alberello sacro e qui inizia la cerimonia alla presenza di quasi tutto il villaggio, vengono interpellati gli spiriti degli antenati e vengo loro offerti doni quali sigarette, farina e bibite, alcoliche e non. Così anche la parte tradizionale è eseguita.
Adesso inizia il banchetto, e siccome a Djonemabum non c’è l’acqua hanno portato per noi del vino di palma fresco fresco! Purtroppo, visti gli impegni della Chefe de Posto noi siamo dovuti andarcene prima, comunque io una bottiglia di vino di palma fresco me la sono portata a casa!
E così si è conclusa una giornata diversa dalle solite qui in Mozambico!
da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 25 Nov 2014 | Attività in Trentino, Notizie dall'Associazione
Mercoledì 3 dicembre, Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità la proiezione a Trento del film “Less is More” realizzato dall’ONG CEFA di Bologna, che racconta la straordinaria impresa di Norberto, ex volontario CEFA, da anni sulla sedia a rotelle dopo un incidente stradale in Tanzania, che ha attraversato il paese africano con l’handbike per portare un messaggio di inclusione e solidarietà. L’evento è organizzato assieme alla Provincia Autonoma di Trento nel percorso “Internazionabilità”, la proiezione alle ore 18 presso la Sala di Rappresentanza del Palazzo della Regione.
Less is more, storia di un viaggio che capovolge l’idea di disabilità
In tante città italiane il 3 dicembre 2014, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, anteprima nazionale del film di Luca Vasco che racconta il viaggio di Norberto De Angelis in Tanzania a bordo di una handbike.
Norberto De Angelis è un giocatore di football americano. Gioca nella nazionale italiana che nel 1987 vince i campionati europei. Nel 1992 parte come volontario per un progetto umanitario in Tanzania, ma un incidente d’auto gli spezza la colonna vertebrale e, dopo due mesi di coma, lo inchioda su una sedie a rotelle. Da qui inizia la sua “seconda vita”. Nel 2009 compie un’impresa epica: copre i 3.798 chilometri della Route 66 che separano Chicago da Los Angeles, in 80 giorni. Nel 2013 gli viene chiesto se la sente di tornare in Tanzania, nei luoghi dell’incidente…
Less is More documenta un viaggio di 750 chilometri, dalla città di Njombe sino alla capitale Dar es Salaam, percorsi con la sola forza delle braccia, nei mesi di ottobre e novembre 2013. Norberto è seguito da una piccola carovana di ciclisti volontari e veicoli fuoristrada che lo scortano. Viene accolto come l’ambasciatore di un nuovo modo di vedere le cose: nei villaggi e nelle città, nelle scuole, durante gli incontri ufficiali le persone lo ascoltano, fanno domande, lo interrogano con gli occhi, sorridono. Particolarmente forti sono le reazioni degli stessi ragazzi disabili: sul loro viso si leggono sorpresa, emozione, curiosità. Come se un opprimente peso millenario possa finalmente essere sollevato.
Con questo road movie il regista Luca Vasco racconta una storia che ha il potere di motivare più di mille parole. E nello stesso tempo ci regala il ritratto poetico di un paese, la Tanzania, ricco di tradizioni, di musica, di paesaggi mozzafiato e di una straordinaria umanità che non lascia indifferenti gli wazungu (in swahili “uomini bianchi”). Secondo il regista, che sarà presente all’evento di Milano, “…i veri nemici della disabilità sono l’isolamento, la riprovazione sociale, la vergogna e l’autocensura delle persone disabili. Non è facile lavorarci sopra e superarli. Però vale la pena di tentare. Sempre. E soprattutto vale la pena di raccontare la storia di chi ci è riuscito.”
Nella giornata del 3 dicembre 2014 il film sarà presentato simultaneamente in 30 città italiane e a Dar Es Salaam, Iringa, Bruxelles, Parigi, Losanna.
L’evento è organizzato da CEFA, un’organizzazione non governativa fondata a Bologna più di 40 anni fa e molto attiva in Africa. Da anni CEFA promuove in Tanzania progetti innovativi a sostegno dei disabili attraverso attività di formazione al lavoro. In tutta l’Africa sub-sahariana i disabili ancora oggi sono considerati frutto del malocchio o figli del demonio, e perciò tenuti nascosti per la vergogna.
Il titolo Less is more è una citazione comunemente attribuita all’architetto razionalista Mies van der Rohe. “Less” in questo caso è anche l’acronimo di Labour, Empowerment and Social Services, il cappello sotto il quale stanno tutti i progetti CEFA di reinserimento dei disabili nella società in Tanzania. Negli ultimi quattro anni oltre 150 persone con disabilità, tramite questi progetti, hanno potuto acquisire competenze grazie alle quali hanno poi trovato lavoro.
CEFA ha contribuito alla realizzazione del film e ne ha fatto la bandiera di una campagna che prevede la proiezione del film in molte città italiane e la partecipazione a festival nazionali ed internazionali. Patrizia Farolini, Presidente di CEFA, ha dichiarato: “Il film Less is more è un messaggio di speranza lanciato a tutti i disabili. È un modo per dire con la pura forza delle immagini una cosa molto semplice: si può fare!” Grazie a questa campagna verranno raccolti fondi per continuare a sostenere le attività formative di inserimento al lavoro di persone fragili e per la costruzione di centri diurni per la diagnosi, la riabilitazione e l’assistenza di disabili in Tanzania.
www.vimeo.com/94673434 (trailer)
www.norbertodeangelis.com
www.cefaonlus.it
Per informazioni stampa, immagini e per organizzare nuove proiezioni
Giovanni Beccari g.beccari@cefaonlus.it cell. 339 1890923
Elisa Lolli e.lolli@cefaonlus.it cell. 328 4150470
da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 24 Nov 2014 | Notizie dall'Associazione
Visitatori nel padiglione del Mozambico. Immagine: ArchiMoz
Riceviamo e pubblichiamo volentieri il contributo di un amico mozambicano, che ha tradotto per noi il suo articolo dedicato alla partecipazione del Mozambico alla Biennale di Architettura di Venezia, tratto dal sito ArchiMoz.
Si è conclusa ieri, domenica, 23 Novembre, la XIV edizione della Biennale di Architettura di Venezia, una mostra internazionale che serve sia per generare dibattiti su temi relazionati all’esercizio della professione e al suo impatto sulla società, che per esporre opere realizzate dai grandi nomi dell’architettura mondiale.
La Biennale di Architettura di Venezia fa parte della Biennale di Venezia (fondata nel 1895), che comprende altri cinque eventi che si svolgono in parallelo: Mostra Internazionale di Arte (Biennale di Arte), Festival Internazionale di Musica Contemporanea (Biennale di Musica), Festival Internazionale di Teatro (Biennale di Teatro), Festival Internazionale di Cinema e Festival Internazionale di Danza Contemporanea (Biennale di Danza).
Qui è opportuno riferire che sebbene la Biennale di Venezia abbia più di 100 anni, la categoria di architettura è relativamente recente: è stata aggiunta nel 1980.
Il tema di quest’anno, curato dal rinomato architetto olandese Rem Koolhaas, è stato “Fundamentals”: uno sguardo sugli ultimi 100 anni dell’architettura mondiale (1914-2014) con il proposito di far ritornare l’attenzione sull’architettura nel suo complesso invece che sull’architetto, e concentrarsi sulla storia dell’architettura piuttosto che unicamente sull’architettura contemporanea.
Il Mozambico, che non aveva mai partecipato prima, ha debuttato quest’anno. Il battesimo.
E non ci poteva essere miglior tema che “Fundamentals” per segnare l’entrata del Mozambico nella cattedrale dell’architettura mondiale. È stato un tema che, opportunamente, ha reso difficile che si esaltassero gli architetti, costringendo a guardare l’architettura nel suo insieme.
È certo che il modo di affrontare il tema dipendeva molto dal modo di vedere del curatore di ogni padiglione. E su questo Mozambico è stato fortunato: il resultato del lavoro degli Architetti José Forjaz (curatore) e Vicente Joaquim (vice-curatore) è degno di riferimento.
La partecipazione del Mozambico, intitolata “Architettura fra due mondi”, comprende fotografie esposte in panelli lucenti ordinati in forma di una “S” lungo l’asse centrale del padiglione (per vedere le immagine del concetto, cliccare qui).
Per chi entra e segue verso la sinistra, l’esibizione ci porta in forma cronologica e molto visuale per i 100 anni della storia dell’architettura del paese. E, nel processo, fa un paragone interessante fra quello che succedeva a livello mondiale in un dato periodo, e quello che veniva prodotto nel Mozambico sugli ambiti urbano e rurale. Molto didattico.
Dettaglio parziale di uno dei pannelli. Immagine: ArchiMoz
Dal lato posteriore si gode di una piacevole selezione d’immagini e video che intende spiegare senza parole quello che il Mozambico come nazione ha di migliore: l’oceano indiano, la fauna, la cultura, quel tipico sorriso mozambicano… e l’artista Malangatana.
Tutto ciò accompagnato da un sottofondo musicale (del Mozambico, ovviamente) che aiuta anche a riempire i vuoti sui lati e sul soffitto del padiglione. Lo spazio a disposizione è un po’ grande per l’opera in esibizione.
È interessante anche vedere che gli edifici compresi nei panelli non sono solo quelli della capitale (Maputo), ma si includono anche Beira, Quelimane, Nampula, Inhaca e Songo, con edifici come il “33 Andares” (33 piani), “Casa dos Bicos” (Casa dei becchi) e “Torres Vermelhas” (Torri rosse).
Se l’esibizione pecca di qualcosa, sarà d’un piccolo dettaglio che (sfortunatamente) magari non si è potuto anticipare durante la fase di disegno: è orientata in senso contrario alla reale direzione del flusso di visitatori, obbligando la maggioranza dei visitatori a vedere l’esibizione alla rovescia (dalla fine all’inizio). Questo però non è grave, visto che la disposizione del materiale in modo cronologico permette una lettura sia in senso crescente che decrescente.
Risulta che il padiglione del Mozambico è l’ultimo su un lungo asse di paesi espositori, giusto al lato della Repubblica Dominicana. Per questo motivo, ed anche perché la Repubblica Dominicana ha lasciato aperta la parete adiacente al padiglione del Mozambico, ha più senso per i visitatori entrare dal padiglione della Repubblica Dominicana, invece che uscire e fare il giro per accedere al padiglione del Mozambico dall’entrata ufficiale.
Sarebbe stato interessante e conveniente avere il panello esplicativo iniziale anche su quell’estremo del padiglione, invece che solo sull’entrata.
Ma sembra che, indipendentemente da questo, la mostra del Mozambico è stata un successo, e il numero di visitatori ha superato regolarmente le 500 persone al giorno.
Si merita le nostre congratulazioni il gruppo che ha lavorato per fare questa prima apparizione una realtà.
La domanda che rimane, e questa magari al Commissario (Dr. Joel Libombo) e Vice-Commissario (Gilberto Cossa), è che destinazione si vuole dare al materiale prodotto per questa mostra. Rimane in Italia? Ritorna in Mozambico? Si getta, o viene riutilizzato?
Sarebbe interessante vedere una o più ripetizioni della stessa esibizione in Mozambico, in modo che gli architetti ed altri interessati che non abbiano potuto venire in Italia possano avere l’opportunità di vederla. O, magari, il materiale potrebbe finire come mostra permanente in una delle università del Paese, visto che ha un valore accademico.
Con riguardo alla partecipazione del Mozambico nella Biennale, c’è sicuramente margine di miglioramento, ma è evidente che il Mozambico è entrato con il piede destro al palco dell’Architettura internazionale. Resta vedere cosa succederà tra due anni, nella XV Biennale di Architettura. Il Mozambico sarà presente?
—
Fernando Buzi (www.linkedin.com/in/fernandobuzi/) è un Architetto mozambicano e abita a Nago, TN. È fondatore e gestore di ArchiMoz (www.archimoz.com), un progetto dedicato all’architettura del Mozambico.